di Asia Neri

Il teatro rituale di Francesco Gori è una pratica performativa orientata alla presa di coscienza del proprio corpo mediante il risveglio dello spirito dionisiaco che abita ognuno di noi. Lo dicevano gli antichi con panthei mathos, conoscenza attraverso “il sapere degli istinti”; lo spiega bene Nietzsche, individuando in Dioniso il simbolo del disordine, della passione sensuale, degli impulsi sfrenati; e lo recupera anche Michel Maffesoli, sociologo contemporaneo, che con “l’ombra di Dioniso” ricorda quanto l’esperienza edonistica sia veicolo di condivisione dell’esperienza stessa.

Dai tempi più remoti fino alla nostra contemporaneità, lo spirito dionisiaco torna a rinnovarsi nella semantica e nella simbologia. A differenza nostra però, gli antichi greci sapevano bene come accoglierlo ed esorcizzarlo: dalle pratiche rituali in suo onore, a cortei festosi dedicati alla musica e alla danza. Per questo motivo, Francesco Gori ha generato un nuovo modo di fare teatro, tanto nuovo quanto antico, che definisce “paleo-avanguardia”: una pratica che milita, in prima linea, negli spazi della città portando avanti una missione primordiale, quella di Dioniso.

Ma facciamo un passo indietro e introduciamo l’iniziato. Autore, attore e regista, Francesco Gori è specializzato in drammatizzazioni in spazi non teatrali e lavora a Firenze con l’Associazione MUS.E come mediatore culturale e teatrale. Insieme a Francesco Gherardi, compositore e polistrumentista diplomato in Tradizioni Musicali Extraeuropee, ha proposto negli ultimi anni numerosi laboratori di teatro rituale. Prima con Penteo, poi con Mysteries e infine con Body Revolution nel 2022, i due Francesco hanno aperto la porta delle pratiche performative e della body percussion ai cittadini e alle cittadine di Firenze. L’unico requisito richiesto per partecipare ai laboratori è il rispetto dello spazio esperienziale comune: i performer – per la maggior parte non professionisti – costruiscono insieme ai due registi la trama della restituzione al pubblico, solitamente performata nel mese di giugno. In queste restituzioni il dispositivo dello spettacolo viene meno e il pubblico viene accolto all’interno di un rito in cui gli “attori” svolgono il ruolo di facilitatori dell’esperienza collettiva.

L’interazione con i luoghi è un altro tratto caratterizzante del teatro rituale, tant’è che la neonata associazione di Francesco Gori prende il nome Genius loci, lo spirito del luogo. Gli antichi greci svolgevano i propri riti nei boschi, nelle grotte, in riva al mare, creando dei veri e propri itinerari. Il teatro rituale vuole esaltare l’interazione con lo spazio urbano, inserendosi all’interno di contesti pubblici e privati e rivoluzionandone i tradizionali canoni di fruizione. Così è accaduto nella performance dello scorso settembre nei locali di Manifattura Tabacchi. I partecipanti vengono accolti con un invito, trovare il proprio posto nella grande piazza dell’Orologio. Da quel momento inizia il rito collettivo: i performer si disperdono in mezzo agli spettatori; le loro mani diventano magnetiche traghettando il pubblico davanti al Basement; poi la grande festa nel sotterraneo, una “discoteca sacra” tra maschere, danze e vestizioni. Nel giardinetto della zona bar, il pubblico viene bendato assecondando la creazione di un nuovo teatro, questa volta sonoro: un bosco di voci, canti, sibili, tintinnii e fruscii. Lo sguardo torna ad aprirsi per il ritorno nella piazza dove tutto è iniziato e dove tutto si conclude con un momento di body percussion, un ultimo ringraziamento al rito collettivo.

A chi pensa di non esserne capace, a chi sente il proprio corpo rigido, a chi crede che il ritmo non fluisca nel proprio sangue, il battesimo con il teatro rituale potrebbe trasformarsi in una vera e propria rivoluzione!