«Definisco l’architettura musica congelata»
Johann Wolfgang von Goethe
«Chiromanti operanti a scala urbana. Non sono Bonny e Clide, sono gli angeli della città» (Marcatrè): nel 1967 un gruppo di giovani dell’avanguardia radicale rompe con le regole della composizione, tipiche della pratica architettonica. Nascono gli UFO!
Dispersi nella realtà Patrizia Cammeo, Riccardo Foresi, Carlo Bachi, Titti Maschietto, Sandro Gioli e Lapo Binazzi sono multidisciplinari e intercambiabili. Giocano sulla semantica con taglienti allusioni e brillano di una nuova coscienza. Al fianco delle contestazioni studentesche realizzano happening e progetti come La Lampada Dollaro, le casette ANAS viste come avamposto del potere, gli Urboeffimeri, il Giro d’Italia come progetto d’urbanistica, l’arredamento per discoteche Bamba Issa. A raccontarci di più è Patrizia Cammeo, architetto e anima del gruppo.
Chi sono gli UFO?
«È difficile definirli perché vengono davvero da un altro pianeta. Sono coloro che hanno più interpretato i tempi che vivevamo, lontanissimi dalla disciplina architettonica rispetto agli altri gruppi. Le idee nascevano come uno scarabeo, dalla parola di ciascuno di noi. La nuova architettura inquina, è un fantasma che deturpa il paesaggio in contrasto con la nostra, assolutamente sostenibile».
Gli Urboeffimeri (strutture tubolari gonfiabili) e le vostre performance miravano a provocare una crepa nella routine del cittadino medio borghese. Come li realizzavate?
«Erano semplicissimi sacchetti di plastica uniti con lo scotch. Li facevamo noi, gonfiandoli con un’aspirapolvere. La loro leggerezza e trasparenza entrava in contrasto con il peso dell’architettura. Con la speculazione edilizia non importava se era necessario o meno costruire, bisogna utilizzare quello che c’è già e restaurarlo. L’architettura dovrebbe essere smaltibile appena non serve più».
Qual è stata la performance più significativa realizzata a Firenze?
«L’enorme dollaro gonfiabile che dalla facoltà partiva in corteo. Anche il Mostro dell’Id, un collage stampato su alluminio, la polemica più grossa presentata al concorso dell’università d’architettura. Erano tutte allusioni, specialmente alle ricerche spaziali come il missile “Colgate con Vietcong”, che fondeva propaganda a pensiero politico, portato a Ponte Vecchio in contrapposizione con l’antico. La nostra era fantaurbanistica, individuavamo i luoghi iconici della città e lì realizzavamo qualcosa. La nostra era polemica contro un potere che non accettavamo».
Come reagiva la città alle vostre performance?
«La performance finiva prima che le persone potessero reagire. Quando abbiamo gonfiato sul sagrato del duomo l’Urboeffimero Bocca con spaghetti e forchettone, ci ha fermato un poliziotto chiedendoci: “Avete il permesso per farlo?” Abbiamo risposto “Certo, tutta Firenze ci ha dato il permesso, perché è l’ora di mangiare”. La città era già in reazione, ci distinguevamo per il lato ludico e non ci interessava essere o meno capiti».
Perché i gruppi dell’avanguardia radicale si sono fermati in contemporanea?
«Nel ‘78 è cambiato il vento. Gli anni ottanta erano troppo diversi e non c’era rottura, non c’era lotta».
Pensa che i giovani di oggi abbiano lo stesso coraggio della vostra generazione?
«Noi abbiamo fermato il potere ma nessuno ha continuato. Siamo tornati indietro, specialmente sui diritti. I giovani storici hanno il coraggio di riprendere tutte questo e pubblicizzarlo, ho speranza in chi ha la curiosità di scoprire la storia, perché noi siamo la storia».
Cosa manca a questa epoca di quegli anni?
«L’ideologia. Ci univa tutti. Avevamo capito che da soli eravamo deboli, mentre il gruppo era prezioso. Il gruppo era l’artista».
Crediti fotografici: Archivio Ufo