A La Specola si vòl bene, c’è poco da fare.

Le vogliamo talmente bene da preoccuparci per come sta, quando tornerà a respirare, se la ritroveremo cambiata o se invece ci saprà rassicurare con la stessa vecchia elegante presenza, aprendo le porte a grandi e piccini come solo lei sa fare.

A trovare risposte agli annosi quesiti, ci ha aiutato Marco Benvenuti, Professore associato e Presidente del Sistema Museale dell’Università di Firenze. Iniziamo con le belle notizie: La Specola sta bene ed è certo che riaprirà. Sul quando dobbiamo essere più cauti; con grande determinazione e altrettanta speranza si sussurra entro la fine dell’anno. Male che vada (non malissimo, magari) si può slittare ai primi mesi del 2024, anno che celebra il centenario dell’Università di Firenze così da imbastire in ogni caso un’inaugurazione senza eguali.

Tutti vogliono sapere quando riaprirà, pochi si chiedono il perché sia stata chiusa così tanto. Da settembre 2019 infatti, il Museo La Specola è chiuso al pubblico per i lavori di riqualificazione; lavori che forse sarebbero stati necessari anche in tempi precedenti ma che hanno significato un grande impegno nel reperimento delle risorse economiche (si parla di un investimento complessivo di 6 milioni di euro tra Regione Toscana e Unifi) e un altrettanto enorme impegno nella riorganizzazione funzionale della storica struttura del 1300. La prima riapertura era prevista entro il 2021, ma pandemia e guerra hanno notevolmente complicato la situazione tra restrizioni fisiche e difficoltà nel reperimento dei materiali. Tuttavia, ci siamo quasi. Il grande lavoro invisibile di impianti elettrici, climatizzazione e sistemi antincendio è concluso e oggi stanno terminando anche i lavori di allestimento dei locali con 4 nuove sale riaperte dopo 200 anni per ospitare una collezione di mineralogia oggi alla sezione La Pira; manca solo il trasferimento dei reperti.

E come si trasportano dei capolavori? Tranquilli, è tutto in ottime mani e presto le Veneri Distese torneranno a risplendere con le altre ceroplastiche insieme a una nuova, bellissima collezione completa di cere botaniche, andando a formare un vero e proprio “Giardino di cera”. Non dimentichiamo che anche le opere hanno a loro volta avuto bisogno di un restauro: sono state dislocate per tre anni, in alcuni casi al chiuso per evitare l’accumulo di polvere, comportando una modifica significativa al microclima ideale.

Tutto ciò – ci tiene a precisare Benvenuti, e volentieri facciamo da megafono – è stato possibile grazie alla importante e fattiva collaborazione con la Soprintendenza che ha messo in campo un supporto decisivo, a volte giustamente severo ma sempre professionale, direzionato all’obiettivo comune. Il dott. Pessina prima e la dott.ssa Ranaldi oggi, si sono rese figure indispensabili anche nel dare continuità alla voce de La Specola come nell’ultima impresa, la recente collaborazione con Fondazione Prada per il progetto “Cere anatomiche: La Specola di Firenze | David Cronenberg” in mostra dal 24 marzo al 17 luglio 2023 proprio presso la Fondazione Prada a Milano.

Pietro Leopoldo apre un museo all’intera cittadinanza nel 1775, la prima volta nella storia, e l’abate Felice Fontana spendeva queste parole: “Pietro Leopoldo illumina il suo popolo per renderlo felice col farlo più colto”. Già allora ogni opera aveva più livelli di lettura, in modo che ogni ceto sociale potesse godere di quello che riusciva a carpire.

Chissà che l’istinto latente di appagare quello stesso bisogno di bellezza non si risvegli anche in noi. Sarebbe decisamente l’ora.