Forse non lo sapete, ma se siete italiani, avete due cittadinanze: la seconda è la cittadinanza europea. Potete abitare e lavorare ovunque nell’UE (da Nuorgam in Finlandia, a Pointe de Langevin, nella Réunion francese, poco a est del Madagascar), votare per eleggere uno dei 705 parlamentari europei o il sindaco della vostra città anche senza essere cittadini dello stato che vi accoglie e farvi aiutare da un’ambasciata di uno stato dell’Unione ovunque vi troviate nel mondo. Se vi sembra poco, pensate ai pericoli infiniti, al dolore e, spesso, alla morte che migliaia di persone sono costrette a rischiare per abitare e lavorare in uno dei 27 Stati europei.
Eppure solo 51 italiani su 100 considerano l’appartenenza all’Unione Europea positiva (erano 69 nel 2002), molti meno degli 82 portoghesi e 81 spagnoli e sotto alla media europea di 62. Se una volta eravamo degli euro-entusiasti, dal 2004, anno in cui i paesi dell’est Europa entrarono a far parte dell’Unione, abbiamo iniziato ad avere dei dubbi, acuiti dalla crisi finanziaria del 2008 e, in parte, mitigati dalla ripresa economica pre-covid.
L’8 e 9 giugno si vota per rinnovare il parlamento europeo: dal 1979 a oggi, l’astensionismo è sempre aumentato (dal 14% al 44%) e, in vari sondaggi, il motivo sembra essere lo stesso: l’impressione che votare non cambi nulla. Che l’effettivamente barocco sistema legislativo europeo (composto, oltre che dal parlamento, da un consiglio dei capi di governo e una commissione) sia impenetrabile.
Sentirsi europei non ha molto a che fare con i principi dei trattati (tutti ottimi, ma così astratti: dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani), né forse con una vagheggiata eredità culturale comune (gli antichi greci? l’umanesimo rinascimentale? il cristianesimo?), ma come sempre con la politica. Ci sentiamo parte di qualcosa quando siamo convinti che il nostro parere conti, che i nostri bisogni siano presi in considerazione.
La politica europea in Italia è raccontata poco e sempre attraverso la lente della politica italiana. Eppure non esiste settore in cui le decisioni europee non abbiano un ruolo fondamentale: dall’agricoltura all’ambiente, al commercio, alla cultura, alla salute, tutta la nostra vita è disegnata da direttive europee delle quali sappiamo poco. Quanti sanno che in parlamento europeo ci sono sette gruppi politici (da La sinistra a Identità e Democrazia)? Chi erano i parlamentari fiorentini e toscani nella scorsa legislatura?
«Occupati di politica o la politica si occuperà di te» diceva Rossana Rossanda. La politica europea non fa eccezione.
A Firenze: Europe Direct e l’Istituto Universitario Europeo
Dal 1999 a Firenze è attivo Europe Direct, un centro di informazione sull’Europa creato dal Comune di Firenze in partenariato con la Commissione Europea per offrire informazioni gratuite a tutti su politiche, programmi e finanziamenti dell’Unione Europea, oltre a organizzare eventi e dibattiti sull’Unione.
INFO
https://europedirect.comune.fi.it/
[email protected]
Complesso delle Murate in via dell’Agnolo 1H-1I
A Fiesole, l’Istituto Universitario Europeo, oltre a corsi, master e dottorati di livello internazionale, ospita gli Archivi Storici dell’Unione Europea che conservano tutti i documenti dell’integrazione europea, dagli albori della Comunità del Carbone e dell’Acciaio a oggi.
INFO
https://www.eui.eu/
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Via Bolognese, 156 – Firenze
Foto di Polina Chistyakova