di Michele Baldini e Virginia Landi

È ormai fin troppo noto che i vissuti degli ultimi mesi siano stati spesso sinonimo di disagio o imbarazzo, tanto che, finite le parole per descriverli, un inglesismo è stato inserito dall’Accademia della Crusca tra i termini del nostro vocabolario. Cosa rende una situazione imbarazzante? E che cosa ci rende imbarazzanti e perfino Boomer? Vi invitiamo a scoprirlo leggendo le prossime righe. 

Cringe /krindʒ/ dall’inglese to cringe (imbarazzante, detto di scene e comportamenti altrui che suscitano imbarazzo e disagio in coloro che osservano)

L’11 gennaio 2021 cringe entra nell’elenco delle nuove parole dell’Accademica della Crusca. Ma facciamo un passo indietro: mentre in origine il verbo “cringe” significava “piegarsi per paura o preoccupazione, in un atteggiamento servile”, nel tempo ha assunto una seconda accezione, oggi conosciuta come “un intimo brivido di imbarazzo o di disgusto”. Il  termine ha visto una crescente diffusione nel web tra il 2015 e il 2016, specialmente tramite la condivisione di alcuni video davvero emblematici da parte degli utenti più giovani della rete. Al momento non possiamo allegare un’immagine significativa ma, ora che sapete cosa significa, vi invitiamo a usare l’immaginazione: ma che cosa cringissima è conoscere persone che parlano di loro stesse in terza persona?

Ok, Boomer! /oʊˈkeɪˈbu mər/ ingl. A person who “booms”.

Affermatosi grazie all’utilizzo dei vari social network, a partire da quello più frequentato dai c.d. “Generation Z”, cioè Tik Tok, il meme è divenuto di uso comune nel corso del 2020 e si riferisce ai frequentatori digitali nati tra gli anni ’50 e ’60, gli anni del “Boom”. La definizione è chiaramente ironica, date le argomentazioni dense spesso di frustrazione e retorica con cui i “boomer” motivano i propri interventi online, spingendosi fino al cringe di cui sopra. Nel Villaggio Globale, in cui ogni tribù parla quasi esclusivamente la propria lingua, il paradosso è il Cul-de-Sac. Capita infatti sempre più il caso in cui il boomer che in risposta al proprio commento legge un “Ok, Boomer”, questi esaspera l’atteggiamento per cui il meme stesso è nato, non capendone l’accezione sarcastica. Mentre nel caso in cui un Generazione Z tentasse di spiegarne il significato (allo stesso “boomer”) usando la sua stessa lingua, potrebbe a sua volta essere vittima del meme che tenta, prosaicamente, di spiegare.