Dalla Porta del Paradiso del Battistero alle grandi Porte che circondano la città, Firenze è la culla del Rinascimento che conserva e protegge gran parte del nostro patrimonio artistico e in cui oggi è facile sentir parlare anche di nuove strutture architettoniche. 

Qualche fioriera in via de’Neri, qualche panchina in via Castello d’Altafronte ed ecco che l’entusiasmo diventa contagioso. Così, dopo varie proposte contro degrado e inciviltà, arriva anche l’opera di bricolage in ferro e plastica il cui risultato è il cancello nero che ora chiude via dell’Ortone. 

E, svanita la poesia, a risollevarsi sono solo proteste e vecchi rancori per coloro che ancora cercano la soluzione. Direttamente da Santo Spirito padre Giuseppe Pagano esprime infatti ammirazione. 

Il passo per poter proteggere il sagrato della Basilica dal bivacco selvaggio, sembra essere inverosimilmente breve. Ma a una spanna da quella che poteva diventare l’inferriata-realtà la risposta, dopo anni, è nuovamente la solita: no. O almeno non per ora. 

“Credo che nel grande tema cittadino delle chiusure di spazi all’aperto contro la delinquenza si debbano fare dei distinguo. Esistono delle porzioni di città dove un cancello ha senso, ma non nei luoghi monumentali e iconici, perché inibiscono il rapporto tra i cittadini, i turisti e gli stessi monumenti che sono patrimonio dell’umanità”. Anche le parole dell’assessore alla cultura Tommaso Sacchi non lasciano spazio a dubbi in fatto di chiusure, pur concedendo ascolto a padre Pagano e impegno nella risoluzione del problema Santo Spirito e delle altre zone che vivono situazioni analoghe. Ogni caso va esaminato singolarmente e con attenzione. 

Ogni luogo è unico

In tal proposito il Consiglio dell’Ordine degli Architetti avanza una proposta con “Spazi Sospesi”, iniziativa della Fondazione Architetti che presenta progetti analizzati da esperti e cittadini per i cosiddetti non-luoghi. 

Tra le ipotesi, quella di continuità per il tratto che dalla Fortezza porta alla Stazione come per Laboratorio San Lorenzo, percorso partecipativo in cui si richiedeva, insieme al recupero del complesso di Sant’Orsola, l’apertura dei giardini del Palazzo dei Congressi per consentire un più facile contatto col quartiere.

Entrambe le proposte si muovono nella certezza che tali aperture contribuiscano a ridurre il degrado dei luoghi e non il contrario, e la presenza dei cittadini è il comune denominatore degli esempi citati. Non si intende privare di valore le legittime lamentele del priore di Santo Spirito cui altre istituzioni devono certamente rispondere con una diversa attenzione agli usi e alle funzioni che gravitano intorno ai luoghi, ma cerchiamo una strada che ci aiuti a innalzare il livello di consapevolezza di chi vive lo spazio pubblico, ricordando che richiede maggiore rispetto proprio perché è di tutti, distinguendo e arginando il vandalismo dall’uso disinvolto e rilassato.”

Firenze, da Porta del Paradiso a “paradiso delle porte blindate” senza nemmeno lasciarci la chiave della serratura.