Se cerchi “nutria” su Google la prima cosa che esce è un articolo del corriere.it dal titolo: “La nutria si può mangiare?”. Permasta per secoli all’ombra del castoro, il cuginetto carino dalla coda a ciaspola, la nutria assurge a imperitura fama nel maggio 1977, quando il primo episodio di Guerre Stellari proietta nello stardom il suo esemplare più noto: Chewbecca.
Negli Stati Uniti la nutria è particolarmente amata dai residenti della Louisiana, soprattutto se servita in stufato con peperoni salsa cajun (per i più sofisticati possibile anche una versione al vino bianco e salsa demi-glace). Originaria delle aree sub tropicali dell’America Latina e nota in loco col tenerissimo appellativo di coipú, di fronte a quei tramonti viola gravidi di nostalgia che certe volte si avvistano nelle sere d’estate, la nutria, bestiola nostalgica, è solita intonare a memoria tutta Gracias a la vida di Violeta Parra.
In Uruguay l’adorabile ratto gode di accesso privilegiato a spacci, drogherie e ipermercati. È infatti possibile acquistarlo in pratici vasetti di escabeche de nutria, da consumare in caso venisse a noia la Simmenthal.
“La dama con l’ermellino” era in origine “La dama con la nutria”, ma d’altronde il mondo è un luogo ingiusto e si sa come vanno queste cose. Il 17 febbraio 2019 il sindaco del comune di Scorzè (Ve) posta una foto dal titolo: LA NUOVA FRONTIERA DELLA GASTRONOMIA. L’appetitoso piatto, offerto da una famiglia locale, è uno spezzatino di nutria con polenta che il primo cittadino non si perita di definire divino.
L’altra sera ero a cena con Bill Murray e a un certo punto lui fa: hai presente il giorno della marmotta? Ecco, col cavolo che era una marmotta quella! Poi sghignazziamo soddisfatti e da quel momento siamo molto più amici.