Abbiamo tutti visto film e letto storie dove le differenze tra Nord e Sud Italia vengono esaltate, portate allo stremo e ricondotte ad una morale che ci insegna a capire qualcosa in più su noi stessi, sugli altri, sulla bellezza della diversità.

A Firenze, nella casa dove viviamo io (Nord) e le mie tre coinquiline (Sud) non è così.

Noi non siamo interessate né alla morale, né alle conclusioni proficue.

I nostri sono scontri dove non si fanno prigionieri, non si conquista e nemmeno si perde territorio, le nostre sono storie a fondo cieco e tutte le discussioni finiscono puntualmente con un ritornello che dice: Niente ha senso, che vita di merda”.

Mentre Lévi-Strauss era preso a buttare merda addosso alle teorie di connessione tra paura del sangue mestruale e proibizione dell’incesto di Durkheim, mentre Shigeko Kubotasi infilava un pennello nella vagina per protestare a favore dell’indipendenza del femminile, e mentre gli hacker lavorano per scovare il traffico di assorbenti usati nel dark web, nel Sud Italia la vita prosegue in altro modo, al di fuori delle logiche che muovono la media dei pensieri comuni della società occidentale.

Alessia apre il frigo. Nel suo ripiano ci sono due zucchine, mezzo limone, e delle melanzane avvolte nel cellofan.

“Regààààà, dobbiamo finire le melanzane!”

“Emmò c’hai rottu’caz” sottolinea Sara.

“Ma del cioccolato ce l’abbiamo?”

“Si perché siamo tutte in fase pre ciclo. Apri l’armadietto: bianco, nocciole, fondente, torroncini ecc.”

“Ammazza…”

“Ma a te Selè il regalo per il primo ciclo te l’hanno fatto?” riprende Alessia mentre riscalda le melanzane che da giorni continuano a girare in tavola.

“Il regalo per cosa?”

“Quando ti vengono le tue cose per la prima volta tutti i parenti vengono avvisati da tua madre, si organizzano cene in tuo onore e…”

“Aspetta fammelo dire a me: e anche i vicini ti regalano i soldi”

“Esatto!” esulta Martina con un mestolo in mano.

“Ecco, te pareva. Ma questa cosa va avanti anche dopo? Cioè diventa tipo il reddito mestruale di cittadinanza?”

“No, purtroppo vale solo una volta” riprende Alessia che nel frattempo ha riaperto il frigo e guarda con disperazione davanti a lei, mordicchiandosi un’unghia.

“Quindi il paese celebra la tua fertilità… ma non ho capito comunque a cosa serve. Allora è più una cosa tipo ‘Le forme elementari del fertility day’?”

“Si,si,” risponde Alessia afferrando che mi stavo riferendo più a Durkheim che al Ministero della Salute, “alla fine sono come delle sopravvivenze, cioè non è che poi mia madre era felice che potevo essere pregna da lì in poi, e manco mi hanno presentato nessuno”.

“Eh, l’abbiamo notato” la interrompe Sara mordendo un pezzo di pane con della scamorza al tartufo sopra.

“Eh, infatti. Che vita di merda, niente ha senso. Vaffanculo Sara”.

Alessia fa il dito medio mentre con l’altra mano le ruba un pezzo di scamorza al tartufo.

“Ma che succede di preciso? Un abbonamento al Settebello Classico? L’esposizione del lenzuolo macchiato sul balcone? Si stila una lista di giovani con una dote superiore alle 4000 sterline? Si inizia a prestare attenzione al sacramento in chiesa durante il periodo impuro?”

“Sempre sotto il suo occhio” commenta Alessia alzandosi il cappuccio rosso della vestaglia del Grifondoro in testa.

“Possa il signore schiudere” replica Sara.

“Sia benedetto il frutto”.

“Magnamo ste melanzane, và” conclude Martina.