Il biscottificio Antonio Mattei sforna da 160 anni i celebri biscotti di Prato. Fanno parte del tessuto storico della città. Per i pratesi, e non solo, sono un bene da difendere, da sbandierare; e da degustare a fine pasto con tono d’abitudine.
Ma da un paio di settimane “il Mattei” ha fatto breccia anche nel cuore di Firenze. In via della Porta Rossa, vicino ai negozi di lusso, troviamo la sua “boutique del cantuccio”.
Una sola vetrina. Al piano inferiore ci accoglie un banco ben fornito delle varie tipologie dei prodotti “Antonio Mattei”. Al piano superiore un grande tavolo per le degustazioni; e un piccolo museo che ci racconta la storia della famiglia Pandolfini (alla guida dell’azienda dal 1904) e della produzione dei biscotti: dagli utensili, al setaccio, all’impastatrice, agli antichi packaging.
Abbiamo incontrato Filippo Caluzzi, quarta generazione dei maestri dei biscotti di Prato, per rivolgergli qualche domanda.
Com’è nata quest’idea e qual è l’intento?
«L’idea è nata da mia zia Elisabetta Pandolfini, che ne ha curato la realizzazione. In occasione del 160° anniversario dell’attività, volevamo portare un “pezzo di Prato” a Firenze, per creare un ponte tra queste due città».
Che cosa offrite qui?
«Qui è possibile degustare i nostri biscotti accompagnati magari dal caffè della torrefazione pratese Padovani, un tè della Via del Tè. Oltre che con il vinsanto Antinori».
Avete aperto da poco, quali sono i primi riscontri?
«Senz’altro positivi. Tanti fiorentini ci hanno dimostrato il loro affetto. Anche se il 50% delle persone che vengono qui sono turisti».
Vi conoscono già?
«La maggior parte sì, altri vengono portati dalle guide turistiche».
Noto che il packaging non è poi cambiato molto.
«Esatto, è un segno distintivo dell’azienda. E queste sono le cappelliere sulle quali, un tempo, venivano attaccati dei cartoncini rivolti all’utente finale; tramite questi gli si chiedeva il suo indice di gradimento».
Il biscotto o il cantuccino di Prato?
«Era nato come il biscotto. Poi facevamo un prodotto che si chiamava “Cantuccio”. Tagliato più piccolo, ha assunto il nome di “cantuccino”».
I cantuccini come devono essere?
«Friabili. Né duri, né morbidi. Quelli morbidi hanno il burro dentro».
I vostri invece come sono fatti?
«Sono composti principalmente da 5 ingredienti: mandorle, pinoli, zucchero, uova e farina».
Friabile perché deve essere inzuppato nel vinsanto.
«Giusto. Non si deve rompere inzuppandolo».
Sei molto giovane, sei l’unico della tua età che è entrato fa parte dell’azienda di famiglia?
«Per il momento sì, sono l’unico della quarta generazione che porta avanti la tradizione. Sono cresciuto proprio sopra il biscottificio, per me è “casa”».
La storia con te continua quindi.
«Sì, la storia continua».
Nuovo Museo Bottega Antonio Mattei
Via Porta Rossa 76/r – 50123 Firenze
www.antoniomattei.it