Quanto può cambiare con gli anni un sottopassaggio? Molto. Quanta gente può accorgersene? Poca. Forse perché essendo sotto la superficie della strada e – appunto – di passaggio, non è la prima domanda che viene in mente. Forse anche perché viene considerato una sorta di interzona, in cui non siamo ancora saliti dal treno o arrivati a destinazione ma siamo già mentalmente in viaggio.
Deprivazione sensoriale
Questo accade percorrendone il primo tratto, una volta scesi dall’ingresso di via degli Avelli. Led animati luminosissimi che fanno aumentare la temperatura di 5°, vetrine mesmerizzanti dei classici franchise da duty free, come in qualsiasi non luogo del pianeta, diversi ma uguali.
Uno di questi si chiama Miniso. Vende… beh, chi non lo sa deve andarci di persona. A quel fondo è legata una serie di ricordi personali del sottoscritto. E – credo – anche di molti altri, come me della strana generazione che ha conosciuto i cd prima dei vinili, delle musicassette e degli mp3.
Galleria del Disco
Un tempio per gli occhi di uno studente superiore di provincia nel secondo lustro degli anni ’90. Esiste ancora, però nella nuova sede, nell’ala percorribile scendendo da via Alamanni. Uno dei gestori, Andrea Anastasi, ci dice che molti giovani hanno comprato nel 2023 “Louder Than Bombs” degli Smiths, lo stesso che un tempo era nella maxi cesta con gli sconti e che anche il sottoscritto ha comprato e conserva ancora con orgoglio. Non ci sono più i preascolti in cuffia delle nuove uscite tipo juke box, non ci sono più né il box office né le presentazioni in store, ma qualcosa pur sopravvive.
Avantgarde
E se dico sneakers, per i proto millennial, dico Stan Smith o Gazzelle. Oppure Clarks. Qui si comprava e – per detta della commessa (lì dal 2001) – si compra ancora, un paio di scarpe di qualità e tendenza. Non ci si ferma di passaggio, ci si va apposta. Peccato, aggiunge, il contesto sociale che gravita attorno, soprattutto nei giorni di pioggia.
Di storia ce n’è. Di vite trascorse un’infinità. E molto, del sottopassaggio di Santa Maria Novella, è ancora da scrivere.
foto di Irene Tempestini