Emiliano Ricci di formazione è fisico, insegna all’Università di Firenze, si occupa di comunicazione digitale per la Regione Toscana, da tanti anni fa divulgazione scientifica e ha scritto decine di libri. L’ultimo, “Astronomia Pop”, è dedicato al rapporto tra lo studio dello spazio e l’immaginario (architettura, arte, letteratura, musica, e ovviamente cinema) ed è da poco uscito per Odoya.
Stando alla sua biografia l’amore per la scienza è nato prima di quello per la comunicazione. Come si sono incontrati i due mondi?
La passione per l’astronomia è nata quando avevo 5 anni e vidi l’uomo muovere i primi passi sulla Luna. Ho studiato astrofisica all’università e questo amore ha attraversato tutta la mia vita. Con la divulgazione ho iniziato attorno ai 15 anni: facevo parte dell’associazione astrofili e iniziai a tenere lezioni per i soci e le prime conferenze pubbliche. Il web è arrivato mentre ero studente di fisica, e subito mi attrasse come strumento di comunicazione, tanto da farlo diventare oggetto del mio lavoro.
I complotti antiscientifici – non solo no-vax, ma anche scie chimiche, rettiliani – vanno forte da un pezzo, specialmente in rete. Di chi è la responsabilità?
La diffusione di teorie del complotto, incluse quelle legate alla pandemia da COVID-19, è un fenomeno complesso che coinvolge molteplici fattori. Direi che esiste un’azione concorrente di diversi elementi, fra cui la disinformazione online (ma anche offline), la mancanza di alfabetizzazione mediatica, la frustrazione sociale, associata all’incertezza economica e alla sfiducia nelle istituzioni, l’impiego di strategie di manipolazione da parte di alcuni soggetti interessati a creare disordine informativo per approfittare delle paure e delle insicurezze tipiche delle situazioni di crisi, infine l’esistenza di contesti culturali e sociali predisposti ad accogliere credenze complottiste, tipicamente associata a un senso di sgomento legato alla difficoltà di accettare la complessità del reale. Combattere il complottismo richiede sforzi a livello educativo, mediatico e sociale, volti a promuovere la comprensione critica, la fiducia nelle istituzioni e la consapevolezza della manipolazione online.
Un tempo il sapere anti-scientifico per eccellenza era quello religioso, che non ammetteva contraddittori. Oggi le religioni di massa sono in crisi, ma fioriscono nuove forme di spiritualità: un male per la ragione o segno di una ricerca necessaria?
Anche la trasformazione del panorama culturale e spirituale è un fenomeno complesso e mutevole. L’emergere di nuove forme di spiritualità – o, forse, il recupero di forme ritenute più antiche e quindi più legate al rapporto Uomo-Natura – può essere interpretato in modi diversi. Per alcuni può essere un segno di adattamento e di ricerca di significato in un mondo in rapido cambiamento, in cui l’“esotismo” delle scelte è un modo sentirsi unici e speciali. Per altri, invece, può essere un segno di confusione o perdita di orientamento, soprattutto in mancanza di riconoscimento delle basi condivise di valori e principi delle grandi religioni.
Qualcuno nella sua carriera avrà confuso “astrofisico” con “astrologo”. Dalla scienza agli oroscopi. Come ne è uscito?
La confusione fra astrologo e astronomo è un “classico”. C’è sempre qualcuno che continua a fraintendere non solo i nomi, ma anche le pratiche e gli obiettivi delle due discipline, una scientifica e l’altra pseudo-scientifica. In genere risolvo spiegando che le conoscenze del cielo acquisite dagli astrologi sono state fondamentali per far nascere l’astronomia moderna. Ma poi le strade si sono definitivamente separate e quanto raccontato dall’astrologia non ha (né ha mai avuto) alcun fondamento scientifico.
La sua firma è anche sul Sesto Cajo Baccelli, il manuale pratico più amato dai contadini fiorentini: calendario, lunario, fonte di saggezza… anche scientifica?
Il Sesto Cajo Baccelli è un manuale molto apprezzato, che incorpora elementi di saggezza popolare, talvolta combinati con aspetti scientifici legati all’agricoltura. Tuttavia, pur avendo spesso radici culturali e storiche profonde, non tutte le tradizioni popolari in agricoltura sono necessariamente supportate da basi scientifiche solide. La mia firma testimonia il mio interesse nei confronti dell’influenza che la scienza del cielo ha nella vita quotidiana.
Piero Angela, Margherita Hack, Roberto Burioni. Tre modelli diversi di divulgazione: ce n’è uno che preferisce?
Risposta semplice: Margherita Hack. Di lei mi piacevano la spontaneità e la capacità di spiegare concetti complessi con parole semplici. Tuttavia come tutti i divulgatori italiani ho un debito di riconoscenza nei confronti di Piero Angela. Roberto Burioni è emerso in particolare durante la pandemia, in una situazione di crisi, quindi, impiegando tecniche di comunicazione non sempre condivisibili. Le ricerche sulla comunicazione della scienza dimostrano infatti che la maggiore efficacia passa dalla mediazione, non dalla polarizzazione di opinioni contrastanti.