Se c’è una particolarità che contraddistingue la letteratura di Ferruccio Mazzanti – scrittore fiorentino classe ’83, tra i fondatori di una delle riviste letterarie più longeve e originali attualmente in circolazione: In fuga dalla bocciofila –, è quella di sfidare il lettore a non fruire passivamente di una storia, bensì a divenirne parte attiva. Parafrasando McLuhan, il medium è il romanzo.
Mazzanti sembra applicare le teorie del filosofo canadese alle suggestioni di autori poco inclini a coccolare e compiacere il lettore. Dal postmodernismo di Thomas Pynchon alla letteratura ergotica di Mark Z. Danielewski, passando per il surrealismo di Kafka e la fantascienza di Philip K. Dick. In Mazzanti troviamo una letteratura che invita il lettore a trovare il suo percorso, a dialogare con le diramazioni del pensiero dell’autore, a perdersi dietro i suoi inaspettati labirinti di parole.
L’abbiamo visto in Timidi messaggi per ragazze cifrate, opera prima uscita per Wojtek – casa editrice di Pomigliano d’Arco (NA) – a novembre 2020, in cui il lettore veniva chiamato a decifrare i messaggi d’amore crittografati che il giovane protagonista lanciava nella rete in cerca di potenziali anime gemelle.
Lo ritroviamo in M.C. opera seconda uscita sempre per Wojtek lo scorso 10 maggio. M.C. è un libro di frammenti e ritratti, un foto-mosaico di personaggi che animano la quotidianità di un multiverso dominato dalla Cosmodemonic, multinazionale-mondo dal sapore cronenberghiano, la cui totalizzante presenza nelle vite delle persone sfocia in una visione cyberpunk del Grande Altro žižekiano, divenendo specchio distorto e commovente della nostra desolante contemporaneità.