A poche settimane di distanza dall’uscita del nuovo singolo “Ad occhi chiusi” della band fiorentina, i Cassandra, prodotto da Mescal, e con la data del loro ritorno live – il 22 aprile al Capanno Blackout – abbiamo voluto intervistarli per scoprire di più sul loro percorso che continua, sulla loro musica, su cosa raccontano e cosa li caratterizza. Un’intervista divertente, schietta e senza peli sulla lingua.

Parliamo con Matteo Ravazzi, voce del gruppo. Gli chiediamo subito com’è nata l’idea del lancio del nuovo singolo: due occhi enormi che camminano, si abbracciano, si baciano e si tengono per mano in giro per Milano.

 

 

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Un’installazione vivente. Un’idea insolita e originale per lanciare un singolo.

In realtà è un’idea nata via via. Chiacchieriamo molto tra di noi e con la nostra etichetta e come succede, su duemila cavolate che si dicono una cosa originale ogni tanto viene fuori. Ci piaceva fare una cosa naive, surreale, felliniana, è l’immaginario che ci piace e che si avvicina al taglio del pezzo; volevamo vedere cosa succedeva. Siamo nel 2023 quindi è difficile sconvolgere qualcuno di questi tempi. Era più il vedere e osservare la reazione delle persone che erano lì: sorprese e divertite.

Ciò che guardi non è ciò che vedi. “Ad occhi chiusi”, non è una ballad, è un viaggio?

È il collage di una serata. Abbiamo fatto ascoltare il pezzo ai nostri amici e uno di loro ha dato una lettura che a me piace molto: “Sono pezzi di vita, frammenti”. Infatti è così: un frullato di vita che rispecchia il mio modo di scrivere. Scrivo quello che mi fa stare bene lì per lì. A me piace molto il fatto che quando scrivi un pezzo, dopo che lo hai fatto ascoltare, quel significato non è più tuo, ma di chi lo ascolta.

Con l’uscita del singolo ci sarà anche un album?

Oggi è necessario essere molto flessibili nel mondo della musica e ti devi saper adattare a quello che verrà, cambia tutto molto velocemente. Il disco lo abbiamo già, ma è l’ultima nostra preoccupazione. Ascoltandolo abbiamo detto: “Qui ci sono almeno sette singoli!”, perché bruciarseli subito?! Purtroppo con la logica di Spotify quando pubblichi un disco è come se tu finissi il tuo percorso lì. Quindi l’idea è: ne facciamo uscire uno al mese, e concludiamo a novembre, accompagnati con le date live. E poi parte il tour.

Cosa ci vogliono raccontare i Cassandra?

Credo che tutti e tre facciamo musica per noi stessi, non con l’intento di fare un manifesto. Per me scrivere è come andare dallo psicologo. Poi abbiamo visto che piace, quindi tanto meglio, non ce l’aspettavamo nemmeno. Non abbiamo pretese. Invidio molto chi scrive con un messaggio ben mirato. Nel mio caso già è un miracolo se scrivo cose in cui mi ci riconosco io, figuriamoci se scrivo cose per farci riconoscere gli altri.

Dopo l’uscita di Kate Moss e Pop Porno, “Ad occhi chiusi” è un modo per procedere verso il futuro?

Sì, proprio così. Non era neanche il pezzo più “singolabile”, ma per noi era importante partire da quello. Un punto di inizio, per rappresentare l’arrangiamento, i testi: il singolo giusto per lanciare il nostro nuovo lavoro. Non sai mai se piacerà o meno, non c’è una formula, nessuno lo sa. “A volta basta crederci e poi va tutto meglio”, citando Giorgio Canali, è il nostro Ad occhi chiusi.

Quali sono le vostre ispirazioni, il vostro background, non solo musicale?

È una domanda complicata e io mi sono rassegnato a non avere una risposta ben precisa. Abbiamo gusti diversi e anche lontani da quello che facciamo. Riassumendo ci sono due grossi filoni: il cantautorato italiano e l’approccio molto più da band, più rock.

Per quanto riguarda altre arti io e Giovanni siamo dei grandi lettori di letteratura americana dei primi del ‘900. Siamo tutti e tre curiosi. Quando fai arte tutto ti dà delle vibrazioni: viaggi, musei, mostre. Tutto è collegato.

Siete carichi per sabato?

Sì. Perché una delle poche cose che son certe è lo stare sul palco, è la nostra casa. Abbiamo fatto tanta gavetta, quindi ora per noi è un sogno suonare dal vivo e in posti importanti. Io ho smesso di ascoltare musica su Spotify. Oggi le produzioni si assomigliano, non c’è niente che mi fa cadere dalla sedia, quindi vado ai concerti perché è dal vivo che si pesa l’artista.

Quanta “fiorentinità” vi portate addosso?

Con questo lavoro giri molto, entri in contatto con persone e scopri che c’è vita anche oltre Fiesole. Detto ciò, siamo cresciuti qua e non ci interessa far finta di non esserlo. Puzziamo di fiorentino da chilometri e quando scriviamo si sente inevitabilmente. Ci sbrodoliamo in questa Firenze, che ha tantissimi pregi, ma anche tanti difetti. Ma è questo il bello, perché se stai in un posto che non ti crea disagio di cosa scrivi? Più una città ti far star male, meglio è, come le relazioni. E Firenze direi che è perfetta da questo punto di vista.

Hai qualche domanda o osservazione da fare dopo questa intervista?

Mi sono divertito tantissimo e una nota di merito: non hai chiesto come mai ci chiamiamo Cassandra.

 

SAB, 22 APR 2023 | 23:30 – 04:30
CASSANDRA Live + Luca Di Venere DjSet

Capanno Blackout – Via Genova, 17 – Prato
Prezzo: 5€ (con drink omaggio) con tessera ACSI
per tesseramento e prenotazioni: https://linktr.ee/capanno17