L’intuizione nel sapere leggere quello che ci circonda e renderlo appetibile è da sempre una dote rara. Quando poi questa lettura incontra delle questioni fondamentali quali l’ambiente, ci troviamo davanti a qualcosa di estremamente interessante e curioso, come è il progetto Archeoplastica. Abbiamo cercato di spiegare il senso di questa attività parlando con l’ideatore Enzo Suma, guida naturalistica a Ostuni.
“Il nostro progetto nasce nel 2018: l’attività di raccolta oggetti massiva sui lidi, che già svolgevo, si riformula quando la mia attenzione si concentra su un tubetto di spray abbronzante prezzato in lire. Cercare la storia del reperto e iniziare la catalogazione mi ha spinto a proseguire la raccolta di oggetti datati, dagli anni ‘60 in poi, che hanno fatto la nostra storia”.
Le attività successive sono state coinvolgere una rete di collaboratori in tutta Italia, motore per strutturare un progetto che tutt’ora gode di risalto anche internazionale (il The Guardian ne ha parlato) e che vanta, oltre che social attivi e un museo virtuale, alcune mostre realizzate col supporto di National Geographic.
“L’uomo probabilmente talvolta perde il senso del tempo e lo deve recuperare osservando gli oggetti della propria storia per capire a esempio quanto sia inattaccabile un materiale come la plastica”, continua il fondatore del progetto, la cui forza è rendere “pop” una tematica di estrema importanza. Per il futuro c’è ancora molto da lavorare, soprattutto in fase di informazione, ma c’è un movimento culturale sempre più attento nonostante le ambiguità sulla questione delle bioplastiche, da molti viste come prodotti degradabili al pari di prodotti organici. “
C’è tempo e il nostro lavoro prosegue con massima soddisfazione” conclude Enzo Suma. In bocca al lupo Archeoplastica.
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