Stanze della memoria che raccolgono voci di carta. Tra le oltre 9000 testimonianze che si incontrano nel Piccolo museo del diario, c’è l’identità più intima e autentica del nostro passato. Il percorso museale interattivo nasce per raccontare le scritture conservate dall’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (AR), fondato nel 1984 da Saverio Tutino con la convinzione che le “storie dal basso” fossero capaci di coltivare – e collettivizzare! – la memoria.

Ma quale memoria? Quella senza filtri e priva di retorica, quella sussurrata sulle pagine di un quaderno segreto, quella confessata tra le righe struggenti di lettere d’amore, quella di chi migra e di chi resta, quella più viva e disincantata dei taccuini di guerre, trincee, detenzioni. Quella di persone comuni, come l’autobiografia di Clelia Marchi, scritta intensamente sul lenzuolo a due piazze che condivideva con il marito scomparso.

Il Piccolo museo del diario propone un’esperienza multisensoriale e innovativa disegnata dallo studio dotdotdot per immergere visitatori e visitatrici in un corpo di suoni, proiezioni e narrazioni audio. Ogni anno, nuovi frammenti del passato trovano il proprio posto in questo archivio collettivo: per depositare la testimonianza di una persona cara è possibile contattare la fondazione all’indirizzo [email protected] o partecipare al Premio Pieve.

Il museo è inoltre impegnato sul fronte della didattica con il progetto Diari incrociati, un’attività rivolta a studenti e studentesse per creare nuovi storytelling partendo dagli estratti diaristici.

Crediti foto: Luigi Burroni