Partendo dal presupposto che due vocali vicine erano troppe, il fiorentino ha tolto la radice in da focato per la stessa ragione per cui Zuckerberg ha eliminato The da Facebook: certe parole diventano grandi soltanto se pronunciate con il flow giusto. Tra “focato” e “Facebook” però, c’è una differenza sostanziale: il multimiliardario americano non potrà mai comprare l’appeal della “c” fiorentina, nemmeno con i migliori copywriter al mondo.

La “c” fiorentina non è una consonante qualunque, la sua esistenza ha una forma eterea e inimitabile. La “c” fiorentina si avvicina all’”h” ma si riguarda bene dal non rassomigliargli troppo e, senza perdere la propria compostezza, lascia scivolare le parole verso il basso, plasmandone in molle la densità. La “c” fiorentina è fatta di carta soft touch e se potesse parlare direbbe una cosa tipo: “Non ho voglia d’interrompere questa parola, accarezzami, senti che bel sound, sono una “c” fiorentina.”

È questo che rende grande la parola “focato”. Solo un fiorentino può essere focato, tutti gli altri, provando a togliere “in”, sembreranno soltanto delle foche stese a terra. La “c” di focato è un sospiro, un soffio d’alito inodore: son foc(h)ato, che bello, sono più che felice, sto da Dio.

 

di Selene Mattei