di Luca Limitone

Ci sono molti modi per percorrere i due chilometri e mezzo che mi separano dal lavoro.
Di solito uso Stella del Nord, un telaio arrugginito degli anni Sessanta e un lucchetto enorme che supera di gran lunga il valore della bici. Citybike di seconda mano (ma anche terza, quarta, quinta… chi può dirlo?), monomarcia (le altre sono irrimediabilmente bloccate dal logorio del tempo), Stella del Nord mi porta ogni giorno al lavoro con i suoi cigolii stanchi.

In teoria il breve tragitto sarebbe facile: una linea retta sul Lungarno fino agli Uffizi. Nella pratica la vita del ciclista urbano è piena di insidie e ostacoli. Sì, perché il ciclista urbano vive in una condizione sospesa; è un corpo intermedio odiato tanto dai pedoni quanto dagli autisti. Anche la ciclabile contribuisce a confondere le idee, a volte sale sui marciapiedi, strizzando l’occhio ai primi, altre scorre sulla carreggiata accanto alle auto, elevandosi a rango di ciclomotore. Insomma la pista ciclabile non ha ancora capito da che parte stare, e nel frattempo si reinventa ogni cento metri in un continuo mutare.

A ponte San Niccolò incontro lo snodo più difficile, dove basta un semaforo rosso di troppo per far fallire il mio piano fantozziano di timbratura last minute. Sul Lungarno della Zecca Vecchia riacquisto velocità, qui la ciclabile è finalmente protetta e rettilinea.

I ciclisti della domenica con le tute professionali in microfibra e i caschi in carbonio la snobbano: troppo mortificante per la loro andatura. I podisti mattinieri invece la prediligono, forse perché il colore ocra certe volte ricorda quello delle piste di atletica. Ma le ciclabili sono terra di conquista anche per passeggini, passanti sbadati e motorini. Scampanello a tutti gli intrusi sulla corsia prendendomi qualche vaffanculo. Superato ponte alle Grazie sono praticamente giunto a destinazione.

Mentre lego Stella del Nord al suo cielo – una costellazione di bici incatenate alla rastrelliera – penso che, nonostante tutto, vorrei assomigliare a una ciclabile. Per la sua capacità di adattarsi alla realtà con soluzioni creative, per il modo in cui, benevola, si lascia attraversare da tutti, anche da quelle persone che non ne avrebbero diritto. Se solo il prezzo da pagare non fosse quello di aver dimenticato il mio scopo, sull’asfalto di questa città.