Da piazza Tasso a piazza Santo Spirito
Dopo una lunga pausa torno a raccontarvi una delle mie girate per le strade di Firenze, stavolta nel popolare quartiere di Santo Spirito. L’occasione mi è stata data da una cena improvvisata con una cara amica. Non mi era mai successo di mangiare accanto a un semaforo e alle strisce pedonali, ma a discapito della location insolita i piatti erano di tutto rispetto.
A buio, quando l’aria inizia a rinfrescare ci incamminiamo da piazza Tasso, uno dei principali punti di aggregazione e di vita sociale della zona. Quest’area, in passato detta ‘di Gusciana’, fu trasformata nella piazza attuale fra ‘800 e ‘900 a seguito dell’abbattimento di un tratto di mura e di molti edifici.
Il 17 luglio 1944 qui si consumò un eccidio da parte di militi fascisti della Banda Carità. Cinque persone, fra cui Ivo Poli, un bimbo di otto anni, furono trucidate senza apparente motivo. Altri abitanti vennero catturati e fucilati assieme a dei prigionieri politici il 23 luglio alle Cascine.
All’angolo tra la piazza, via del Leone e via della Chiesa si trova un grande tabernacolo, detto della Madonna del Morbo. Forse la sua costruzione fu un atto di gratitudine dopo la fine dell’epidemia di peste del 1348. L’affresco, staccato e sostituito da una copia, è variamente attribuito a Giottino o Nardo di Cione.
Anche via del Leone fu aperta dopo una serie di demolizioni e anticamente era detta ‘di San Donato’. Il nome deriverebbe da quello di una vecchia locanda che aveva come insegna il grande felino. Qui nel 2013 sono stati occupati due edifici, dando vita a una sorta di centro sociale che ha portato avanti varie iniziative.
Ricordiamo il “Cinema sotto le Stelle” nella piazza e la distribuzione di alimenti alle famiglie del quartiere in difficoltà nei primi mesi della pandemia. Molti pasti sono stati cucinati dai ristoratori della zona e distribuiti da volontari. Gesti che hanno fatto riscoprire l’anima solidale, più vera e autentica di San Frediano.
Dopo una svolta arriviamo a piazza Piattellina, più uno slargo che una vera piazza. Il curioso nome deriverebbe dalla denominazione popolare del mercato di piatti e stoviglie che qui si teneva nell’Ottocento. Piazza del Carmine si aspre come uno squarcio improvviso fra le strade strette.
Alla severità della facciata nuda fanno da contrasto la musica e l’allegria di un gruppo di ragazzi seduti sui gradini del sagrato.
Ho deciso di scrivere di queste strade perché ogni volta che ci passo mi sento bene e mi piace l’atmosfera che vi si respira (a volte anche qualche puzzo!). Con la consapevolezza che dietro al ‘cool’ ci sono anche tanti problemi vi do appuntamento al prossimo articolo per finire insieme questa girata nel cuore dell’Oltrarno.