Chi dice primavera, dice Cantarmaggio! 

In tutta la Toscana (e non solo) quella tra il 30 aprile ed il 1° maggio è per tradizione la notte in cui il popolo festeggia il tanto atteso ritorno della primavera, con il suo rifiorire di frutti e amori.

L’origine di questa ricorrenza, chiamata Calendimaggio o Cantarmaggio a seconda dei luoghi e degli usi, si perde nella notte dei tempi e accomuna molte culture. Dall’antichità al medioevo, passando per il rinascimento e fino ai giorni nostri, le comunità si sono sempre riunite per onorare l’arrivo della bella stagione con canti e riti agresti incentrati sulla fecondità, sull’amore e sull’auspicata generosità della terra.

Foto: Collettivo Folcloristico Montano (http://www.collettivo.info/)

Ogni zona ha il suo modo di omaggiare i primi, tiepidi raggi di sole: c’è chi porta al centro del paese un albero addobbato, chi elegge la “regina del maggio”, chi costruisce fantocci e li reca in dono alla ragazza più bella del paese. Quasi ovunque la popolazione si organizza in una o più brigate di musicisti che passa di casa in casa facendo la questua, ovvero cantando i brani tradizionali (i cosiddetti Maggi, ma anche serenate, stornelli, ottave rime e tutto ciò che l’estro comanda) e chiedendo in cambio della “performance” uova, formaggio e, ovviamente, vino!

“Eccolo Maggio, fa fiorir le pere, a voi di casa vi si chiede da bere!(…)”

Il Cantarmaggio dell’Appennino Pistoiese

Sarà perché i montanari hanno un’anima popolare incorruttibile, o magari perché ad alta quota la primavera continua a essere un miracolo senza tempo, fatto sta che mentre in tanti luoghi questa usanza sta pian piano affievolendosi, sull’Appennino Pistoiese il Catarmaggio è ancora un atteso appuntamento annuale che invita autoctoni e non ad imbracciare gli strumenti musicali e risvegliare la montagna dal lungo silenzio siderale

Collettivo Folcloristico Montano (http://www.collettivo.info/)

Interrotto solo durante il ventennio fascista, dal 2003 il Maggio è qui diventato un evento itinerante: inizia, nel rispetto della tradizione, la notte tra il 30 aprile e il 1 maggio a Popiglio, e poi prosegue di paese in paese per tutti i week end del mese, con grande partecipazione degli abitanti che accolgono il passaggio dei “musici” con ricche tavole imbandite. 

Il corteo dei maggerini è guidato dal Collettivo Folcloristico Montano, il gruppo popolare che, anche grazie al grande lavoro del ricercatore Sergio Gargini, dal 1973 si impegna a tenere in vita i canti della montagna. “(…)Ecco il ridente Maggio, ecco il tempo novello, torna grazioso e bello e più giocondo!”