Custode dei riflessi della città, oggi l’Arno è popolato principalmente da pesci, uccelli, nutrie e qualche canottiere. Pochissimi sono i cittadini che hanno con fiume un rapporto quotidiano, fisico e confidenziale.

Non era così fino secolo scorso, quando l’Arno, oltre che via di trasporto per merci e persone, era anche la sede di molte attività economiche. Tra i più caratteristici mestieri “fluviali” c’era quello del renaioli, che, alle prime luci dell’alba, montavano sul loro ”barchetto” e, con l’aiuto di un lungo bastone chiamato “stanga”, si muovevano alla ricerca di un deposito di sabbia.

Una volta trovato, iniziavano il faticoso lavoro di estrazione della rena (allora materiale da costruzione molto ricercato), che veniva poi setacciata e portata ad asciugare nei “renai”.

Nei periodi di secca, i renaioli tappezzavano di buche il fondale del fiume momentaneamente spogliato dell’acqua. Ecco perché anche le loro mogli, per annunciare ai mariti il momento del pranzo, erano solite chiamarli dalla riva con l’altro nome con cui erano conosciuti in città: “Bucaioli, c’è le paste”!

Bacchette, il “principe della pescaia di Santa Rosa”

Giorgio Raddi, dentista, musicista e scrittore sanfredianino, in un suo diario descrive con affetto un curioso personaggio: Bacchette, il “bucaiolo più famoso di Firenze”, il renaiolo della pescaia di Santa Rosa. “Era un atleta dal fisico asciutto e muscoloso, pelle bruciata dal sole cocente(…), credo fosse analfabeta, però furbo come una faina, sveglio dalla vita dura che lo rendeva attento alle cose del mondo e alla natura”. 

Nelle memorie dell’autore, Bacchette è ricordato come un eroe della mitologia fiorentina, come un’ombra rassicurate che conosceva le acque del fiume come le proprie tasche. “Ho assistito a diversi suoi salvataggi” continua il Raddi “tirava fuori dall’acqua chiunque e di qualunque mole, così, come una palata di rena!”. 

Era un gigante buono Bacchette, ma burbero, come la maggior parte dei fiorentini“Da rispettare a distanza” perché “in caso contrario ti cambiava i connotati”.

A poco vale chiedersi se Bacchette sia esistito realmente o se sia soltanto la fantasia di un nostalgico cronista: in casi come questo, l’esattezza storica è ben disposta a cedere il passo alla favola per portare memoria di tutta un’epoca e della sua poesia.

“Un uomo sul barchetto

si sputa sulle mani 

agguanta la sua pala

e il gioco si ripete.

Sorridi e non risponde

lo chiamano Bacchette 

cammina sopra l’onde

ti guarda e non lo sai”