L’intervento di JR allestito sulla facciata di Palazzo Strozzi lo scorso 19 marzo ha riscosso senza dubbio un successo straordinario. La fotografia della grande installazione sul palazzo fiorentino si è diffusa sul web a un ritmo vertiginoso e, tra condivisioni entusiaste e plausi di stupore, ha raggiunto in pochissimo tempo il milione di interazioni. Forse – davvero per la prima volta – è stato difficile rintracciare il commento, un tempo sempre dietro l’angolo, di qualche fiorentino sdegnato che la facciata rinascimentale del suo bel palazzo si prestasse all’opera indecorosa di qualche artisticulo sconosciuto del nostro tempo. 

Ma non è stato solo il grande pubblico dei social ad apprezzare l’opera. Il conduttore radiofonico e televisivo Nicolas Ballario, per esempio, che parla di arte contemporanea ogni domenica su Rai Radio 1 con la trasmissione Te la do io l’arte mentre in televisione conduce la serie The Square in onda su Sky Arte, ha scritto che ormai “c’è poco da fare, le cose più spettacolari sul contemporaneo le fa @palazzostrozzi e abbiamo bisogno come il pane di un posto così in Italia”. Senza dubbio un grande complimento per una città che per tanti anni si è portata dietro la fama di terra ostile alle espressioni artistiche contemporanee, ancorata alla sua immagine rinascimentale più stereotipata e incline alla sagace polemica. 

Certo, non si può dire che l’abete di Giuseppe Penone dedicato a Dante abbia riscosso lo stesso entusiasmo. Meno di una settimana dopo La Ferita, infatti, un’altra installazione di arte contemporanea è stata allestita a 400 metri di distanza da Palazzo Strozzi, scatenando un’ondata di critiche e polemiche. Rappresentava un’anticipazione della mostra Alberi Inversi che dal primo giugno negli spazi delle Gallerie degli Uffizi metterà insieme i lavori del grande maestro dell’Arte Povera Giuseppe Penone e, allo stesso tempo, un omaggio al Paradiso descritto da Dante come “l’albero che vive de la cima e frutta sempre e mai non perde foglia”.

Nella stessa settimana e nella medesima città due opere parimenti imponenti hanno suscitato reazioni diametralmente opposte. Si tratta di una questione puramente estetica? Oppure il messaggio implicito nella Ferita circa la drammatica situazione in cui versa il mondo della cultura ha fatto breccia nel cuore dei diversi pubblici, mentre l’albero dantesco di Penone non è riuscito a veicolare un contenuto altrettanto condivisibile? O il messaggio non è stato compreso e si tratta dunque di un problema di chiarezza comunicativa? O forse, ancora, potrebbe dipendere dal luogo di esposizione?

Palazzo Strozzi ci ha forse abituati negli ultimi anni ai suoi audaci interventi, mentre non siamo ancora disposti a veder modificata la piazza più fiorentina della città? Una cosa a mio avviso è certa: entrambe le opere si sono rivelate utili e interessanti, fosse anche solo per riflettere, per porsi domande, per provare a mantenere vivo quel dibattito sull’arte che da troppi mesi ormai tace