A febbraio partirà il corso in Lighting Design proposto da IED Firenze e per questo abbiamo fatto qualche domanda alla coordinatrice didattica del corso Consuelo de Gara, già direttrice della Fondazione Targetti e della sua Lighting Academy.
Lighting Design: di che cosa si tratta esattamente e com’è articolato?
Quello in Lighting Design è un corso nel quale insegniamo agli studenti a progettare la luce artificiale utilizzandola come un elemento essenziale del progetto architettonico. L’illuminotecnica è spesso un fanalino di coda dei percorsi accademici tradizionali. Questo corso si propone invece di ridare alla luce la sua centralità e di formare professionisti capaci di integrarla nel progetto in modo intelligente, sostenibile ed efficace.
Il percorso formativo è rivolto ad architetti, ingegneri, lighting designer, neolaureati o già professionisti, che vogliono approfondire le loro conoscenze illuminotecniche o intraprendere la professione di lighting designer. Le 120 ore di lezione sono distribuite in 5 mesi e si svolgeranno due volte la settimana in orario serale.
Quali sono i settori di maggior applicazione e perché è particolarmente importante nel campo dei beni culturali?
In realtà la professione del lighting designer, così come quella dell’architetto, è trasversale a molte discipline e ha una grandissima quantità di ambiti applicativi. Illuminare un albergo, una chiesa o un museo comporta conoscenze e competenze molto specifiche non soltanto in termini normativi, ma anche di sensibilità interpretativa. Questo corso si occupa principalmente dell’illuminazione per il mondo del retail e dell’ospitalità, per i luoghi di lavoro e per i beni culturali.
Il percorso didattico si svolge sempre su un doppio binario perché da un lato ci piace immaginare la luce come un vero e proprio materiale da costruzione (James Turrel diceva che “illuminare significa dare alla luce la materialità che gli è comunemente negata”) e dall’altro non possiamo dimenticare che ha molto a che fare anche con come percepiamo e viviamo lo spazio a livello emotivo. Normalmente siamo abituati a creare l’atmosfera per una serata intima abbassando le luci di casa, ma la sensibilità istintiva che abbiamo nel fare questo tipo di operazione in maniera quasi automatica in realtà è una conquista abbastanza recente nell’ambito della progettazione illuminotecnica. Nel mondo del retail, ad esempio, una buona regia illuminotecnica non serve solo a orientare il processo di acquisto, ma anche a costruire il brandscaping di un luogo, cioè a dare forma a una traduzione ridimensionale dei valori di un brand.
Anche l’office lighting e l’hotel lighting richiedono competenze normative specifiche: un lighting designer deve sapere, ad esempio, quanti lux ci devono essere su un piano di lavoro, quanta e quale luce serve per rendere sicuro un percorso all’interno di un albergo, quale è il tessuto perfetto per un abat-jour che viene toccato da tante mani o addirittura quanto debba essere antifurto una lampadina (sì, negli hotel si rubano anche le lampadine, non solo gli asciugamani!). È necessario quindi occuparsi di filosofia della luce, ma anche confrontarsi con cose molto molto basiche.
Un altro ambito che viene affrontato molto approfonditamente è quello dell’illuminazione di luoghi e beni storico-artistici, come musei, chiese o spazi espositivi. Durante le esercitazioni pratiche gli studenti delle scorse edizioni del corso hanno avuto il privilegio di lavorare sulla chiesa di San Domenico a Fiesole, su Piazza Santissima Annunziata, sulla Visitazione del Pontormo a Carmignano. In questo tipo di progetti il lighting designer non si assume solo la responsabilità di interpretare uno spazio, ma anche quella di assicurare la corretta tutela e conservazione.
Ricordo sempre la testimonianza di un alto funzionario dell’ICCROM (il “Centro internazionale di studi per la conservazione e il restauro” ndr.) che qualche anno fa è stato ospite alla Lighting Academy della Fondazione Targetti: ci raccontò la storia di un ventaglio egiziano che si era conservato intatto per millenni (perché tenuto al buio in un deposito) e che si era letteralmente sgretolato dopo pochi mesi di esposizione in una teca mal illuminata. I nostri studenti da questo punto di vista non corrono il rischio di fare danni di questa gravità: a guidarli c’è Massimo Iarussi, un lighting designer di Firenze che tutto il mondo ci invidia (ha illuminato il David di Michelangelo, l’Ultima Cena di Leonardo, il Museo dell’Opera del Duomo e gli Uffizi). E a proposito di eccellenze fiorentine, mi piace ricordare che in città abbiamo anche un light artist straordinario Fabrizio Corneli, che crea meravigliose opere d’arte utilizzando esclusivamente luci e ombre, e i ricercatori dell’Istituto Nazionale di ottica del CNR che lavorano ad Arcetri e che ogni anno accompagnano i nostri studenti alla scoperta della fisica e della psicofisica della visione.
Insomma questo corso di illuminotecnica è senza dubbio un percorso tecnico-scientifico, ma è anche un percorso culturale perché la luce alla fine dei conti è un linguaggio e il suo scopo non è soddisfare una pura funzione (rendere visibile qualcosa quando la luce naturale non c’è o non è sufficiente), ma anche raccontare lo spazio con infinite sfumature, tenendo sempre conto di chi con quello spazio di confronterà per viverci o per lavorarci. Si tratta quindi sempre di creare un dialogo.
Ci sarà spazio all’interno del corso per affrontare il tema della sostenibilità e del risparmio energetico?
Assolutamente sì, è uno dei temi più “caldi” e attuali di questa disciplina. Ci sarà un focus di approfondimento sulla gestione digitale della luce, sui Led e su tutto ciò che contribuisce all’ottimizzazione dei consumi in un’ottica di sostenibilità per il Pianeta, ma anche di abbattimento dei costi di gestione e manutenzione… Fermo restando, comunque, che il vero risparmio energetico non si ottiene con una lampadina che assorbe meno watt, ma anche e soprattutto con un progetto illuminotecnico fatto bene.
A chi ci si può rivolgere per conoscere prezzi e scadenze?
Basta consultare il sito di IED Firenze (https://sedi.ied.it/firenze/), scaricare la brochure e contattare la persona che guida nella scelta del piano formativo.