di Niccolò Protti
La pala d’altare di McArthur Binion posizionata all’interno della cappella del Museo Novecento è straniante: ci si aspetta una raffigurazione religiosa, invece, all’interno della cornice preesistente, troviamo una griglia tracciata manualmente con l’uso dei pastelli a olio. In alto, a tagliare orizzontalmente il quadro, due foto miniaturizzate, ripetute e accostate: quella di Binion e quella di suo padre, pastore della chiesa protestante.
Modern Ancient Brown – mostra personale di McArthur Binion che si inserisce nel ciclo espositivo Duel ideato dal direttore del Museo del Novecento Sergio Risaliti – vuole ed è capace di questo: far dialogare l’eredità della pittura astratta modernista americana con l’esperienza autobiografica (ma mai cronachistica) di Binion.
Oltre a questo – come sottolineato del curatore della mostra Lorenzo Bruni (in collaborazione con la galleria Massimo De Carlo) – l’impegno dell’artista è quello di creare anche un altro tipo di interazione: quella tra gli strumenti pittorici della tradizione e lo spazio espositivo.
Per questo motivo l’attenzione si è focalizzata sulla realizzazione di dipinti site specific che, come Binion dichiara, sono stati in larga parte pensati e realizzati durante il lockdown.
Sul solco del dialogo tra artista e Museo del Novecento va inoltre ricordata una specifica caratteristica del ciclo Duel, ovvero quella di chiedere a chi espone di confrontarsi con un’opera presente nella collezione del Museo. La scelta di Binion è ricaduta sulla Testa di donna, una piccola terracotta realizzata dallo scultore pistoiese Marino Marini. A differenza delle statue equestri per cui Marini è famoso, a colpire Binion è stata la sensazione di delicatezza e fragilità della statua, e soprattutto l’umanità che si percepisce dai capelli su un volto altrimenti arcaico e rivolto a un tempo infinito.
Le tre sale dedicate alla mostra di McArthur Binion saranno aperte al pubblico dal 24 ottobre 2020 fino all’11 febbraio 2021.