Pur non essendo né un ciclista né un esperto di mobilità, non è la prima volta che mi trovo a scrivere sull’argomento tra queste pagine. Qualche numero prima del Covid avevo incontrato gli amici del FIAB di Firenze e scambiato con loro alcune battute sul ripensare la città su due ruote. Proprio a febbraio mi ero invece fatto una chiacchierata con il giornalista Andrea Coccia, che spiegava l’inutilità dell’automobile. Quasi convinto che la quarantena avesse prodotto più sensibilità e rispetto per i ciclisti e meno stima dello smog, appena rimossi i “lucchetti” dello smartworking, ti ritrovo la coda in FI PI LI. Indovinate dove? Tra Ginestra e Lastra a Signa, per lavori. Siccome non sono un polemico (non così tanto almeno), avrei un piano B: farsela… in bicicletta. Tragico? Fantozziano? Mica tanto.
Eh sì, perché assieme agli infiniti lavori sulle quattro corsie più transitate della Toscana, ci sono anche quelli per la Ciclopista dell’Arno, progettone che vuole coniugare sostenibilità e turismo 2.0 costeggiando l’Arno dalla sorgente alla foce.
E proprio a metà del percorso c’è una bellissima cittadina, di nome San Miniato (vanto e orgoglio), di cui è sindaco Simone Giglioli, che ce la racconta dal suo (condivisibile) punto di vista: “La Ciclopista dell’Arno è un’opera fondamentale per il territorio, in grado di sviluppare il turismo sulle due ruote, sempre più diffuso, soprattutto nella nostra regione, che si sposa pienamente con San Miniato, dove è presente un lungo tratto della via Francigena. Ci stiamo impegnando moltissimo sul versante del miglioramento dei collegamenti ciclopedonali ed è importante avere una via di comunicazione per lo sviluppo del turismo dolce; insieme con gli altri Comuni limitrofi abbiamo messo in piedi un maxi piano per dare una spinta al territorio, a vantaggio di cittadini e visitatori: oltre all’impegno che ci siamo presi, di estendere le nostre vie ciclabili e migliorare la mobilità dolce intra-comunale, stiamo studiando un collegamento che dalla ciclopista conduca direttamente al nostro centro storico, sfruttando proprio il percorso naturale della via Francigena, un modo per avere la possibilità di sviluppare gli itinerari della mobilità lenta sui quali, negli ultimi anni, sono stati realizzati anche molti interventi di animazione e che hanno visto una massiccia partecipazione di appassionati delle due ruote”.
Dunque “in sella! Alla bersaglieraaa!”.