di Marianna Piccini

Viviamo in una società che ci incita al consumismo, un fenomeno che consiste nell’acquisto indiscriminato di beni di consumo. Comprare oggetti è all’ordine del giorno e siamo sempre circondati, anche inconsciamente, da pubblicità e spot che ci invogliano ad acquistare i prodotti che promuovono, magari promettendoci una vita più felice. Proprio perché oggigiorno comprare è diventato così facile e meno costoso ci dimentichiamo che ogni oggetto che ci circonda ha un valore e soprattutto un impatto ambientale.

Le industrie sono tra le principali cause del riscaldamento globale perché rilasciano sostanze nocive e sfruttano enormi quantità di risorse. Tutto questo non solo in fase di produzione, ma anche in quella di trasporto e soprattutto di smaltimento. Con tutti i prodotti “usa e getta” cui siamo ormai abituati stiamo letteralmente prosciugando il pianeta dalle sue risorse, lasciando al loro posto solo un cumulo di rifiuti difficilmente riciclabili. 

Ecco perché vivere una vita più “minimalista”, ovvero libera da tutto quello che è in eccesso e di cui non abbiamo bisogno quotidianamente, implica automaticamente una riduzione di rifiuti, un minor impatto ambientale e quindi uno stile di vita più sostenibile per la Terra. Secondo alcuni studi i nostri consumi contribuiscono al 60% dei gas responsabili dell’effetto serra.

Attenzione però, vivere in modo minimalista non vuol dire per forza distaccarsi da tutto, fino a far entrare i propri possedimenti in uno zaino; l’importante è essere consapevoli dei propri consumi, chiedersi prima di comprare qualcosa se ci serve davvero, e magari preferire prodotti artigianali o di piccole imprese in modo da aiutare lo sviluppo delle realtà locali. Tenendo conto che le produzioni artigianali sono spesso sinonimo di miglior qualità e che si distaccano dalle mode passeggere, anche se probabilmente più costosi, i vostri acquisti dureranno molto di più e magari potranno essere tramandati ai vostri figli e persino a vostri nipoti!