di Carlo Benedetti

L’estinzione di massa dei mestieri del libro non deve nascondere il fatto che, al margine dell’ecatombe, ne nascano continuamente di nuovi, come gattini ancora ciechi sul Titanic. Il book blogger, figura ibrida, a metà fra mestiere e passione, utilizza i social per parlare di parole stampate e, già così, si capisce la tendenza romantico-donchisciottesca.

Adorati dalle case editrici (spostano più vendite dei giornali), i book blogger hanno delle caratteristiche che li rendono insieme temibili e adorabili. Quasi tutti apprezzano davvero i libri: anche i più cinici hanno almeno un residuo d’amore per romanzi e storie, sorprendentemente. A differenza dei critici, però, dicono la verità. Se un libro è brutto, dicono che è brutto, abitudine scandalosa per il mondo editoriale.

Per loro natura, soccombono al fomo (fear of missing out) che li porta a stracciarsi le vesti se si accorgono di aver mancato una presentazione, un firmacopie, l’uscita di un autore amato. La bestia digitale non fa sconti: se non ci sei ora, ora e anche ora, non esisti. Il tempismo, insomma, è tutto. Capita di vederli preda di una malinconia senza nome mentre si aggirano fuori da librerie ormai chiuse, instagrammando vetrine spente con filtri glow ed estetica vaporwave

Ti viene voglia di abbracciarli e portarli a casa, ma attenzione: spesso una casa ce l’hanno già.

Dove puoi trovarlo in città?

Olschki (www.olschki.it) dal 1886 è punto di riferimento per la cultura specialistica a Firenze e molto oltre. Chissà se un book blogger saprebbe presentare in due minuti il loro “Corpus dei papiri filosofici greci e latini”? Sfida?