Quando arriva l’estate non la senti più la gente che si lamenta del lunedì. Che dall’autunno a primavera è un florilegio social di pensieri banali. Odio il lunedì, meme condivisi, studi scientifici, oggi è lunedì e io no, la droga, non voglio andare a lavoro, io un lavoro non ce l’ho ma il lunedì non mi garba nemmeno a me e tutta una serie di altre minchiate di chi odia il lunedì.
Ma d’estate no. Dei lunedì d’estate nessuno se ne lamenta. E non è perché d’estate magari uno è in ferie e quindi il lunedì non va a lavoro. No. Non è nemmeno perché d’estate non ci sono le maledette partite del calcio industriale alla domenica e quindi il lunedì arriva più silenzioso.
C’è un motivo più oscuro e taciuto, che abita dentro l’inconscio di ciascuno di noi. Vi s’annida come un tardo pomeriggio estivo in città. È domenica. Fuori la luce ancora intensa tra i tetti e le grondaie. Le ombre s’allungano lente mentre attraversi un viale deserto. Sui social le foto di qualche stronzo al mare, in piscina, ad un matrimonio, in viaggio. Stronzi che ridono, si divertono e vorresti morissero tutti, come te stai morendo in quel preciso momento. Esci di casa. Non sai chi chiamare, cosa fare, dove andare. Vaghi. Rumori lontani di qualche macchina ad un incrocio, l’asfalto ribolle, le aiuole secche. I negozi chiusi. Nessuna macchina parcheggiata in doppia fila. Neanche i turisti. La solitudine ti assedia silenziosa mentre il sole tramonta indifferente lasciandosi dietro un caldo che ti ancora ti blocca il respiro. Ti siedi sui gradini di una chiesa. Arriva Nardella e ti annaffia.
Aspetti il lunedì. Con sollievo.
di Tommaso Ciuffoletti