di simona santelli

Fashion-Addicted-Army-at-Pitti

foto: modernwearing.com

Mi hanno detto: vai a Pitti per Lungarno, raccogli il meglio.
E così, armata del mio maglione buono di Zara, palesemente sfigata, sono andata in giro per questa imperdibile fiera osservando capi che non indosserò mai, intervistando personaggi che di stile se ne intendono. Ho notato un fil rouge costante, stand dopo stand, tra composte orde di fashionisti professionisti: tecnologia, gusto, viaggi e moda sono ormai indissolubilmente legati, nel mondo del lusso. Ecco qualche flash sparso, tra angore del Minnesota, calzini anti perdita dei peli sugli stinchi, gente visibilmente magra. Renzi che twittava che era al Pitti.

Dora Baltea, fondatrice di Willy Wonka Factory e Blogger
IO – Parlaci di Willy Wonka Factory, il tuo progetto che è stato molto apprezzato in questa edizione di Pitti Uomo.
DB – Coco Chanel disse “Il buon gusto nel vestire è qualcosa di innato, come la sensibilità del palato” Allora mi sono detta: perchè non unire le due cose e farne una linea di abbigliamento? In un anno ho pensato e brevettato le Chocolate Shirts, camicie fatte con il burro e i semi del cacao, a lento rilascio di antiossidanti e sostanze emollienti, nonchè antidepressivi e anti invecchiamento.
IO – Decisamente un’idea di avanguardia. Ma quanto dura l’effetto di questa “camicia della felicità”?
DB – Dopo circa 4 o 5 mesi l’effetto del seme di cacao svanisce. E allora, se come diceva sempre Chanel, “la moda cambia ma lo stile resta”, si può decidere di variare modello, o scegliere di ricomprare lo stesso, rimanendo sempre cool e perchè no, magari provvedendo ad auto-rottamare la propria camicia ormai priva di poteri benefici semplicemente mangiandola. Un’idea che è anche bio!
IO- Affascinante la volontà di rottamare qualunque cosa in questo paese ultimamente e di riuscirci… ma stai dicendo sul serio?
DB – Sto mettendo a punto una rete di pop up corner, localizzati soprattutto nel Middle East, mirati allo smaltimento delle Chocolate Shirts: entri, consegni la camicia ai nostri cuochi e nell’attesa di mangiartela scegli un’altra Choco. Semplice no?

Goacchino Pellecchia – Travelling Taster
IO – Signor Pellecchia, cosa fa esattamente un travelling taster?
GP – La domanda che mi fanno più spesso. In poche parole, assaggio. In giro per il mondo, ogni tipo di cibo. Sono sempre in viaggio.
IO – Può rivelarci qual è il piatto must della prossima stagione?
GP – Senza dubbio il Capretto di Velletri, abbinato in maniera egregia a un magnifico vino proveniente da una piccolissima vigna in Botswana, a sud del paese. Siamo tutti coscienti del ruolo sempre più importante che si sta ritagliando il continente nero nell’economia mondiale. Il segreto per avere successo nel mio lavoro è questo: mischiare serio e faceto, far diventare una combinazione geograficamente impossibile un ottimo connubio di sapori, di equilibri geopolitici.
IO – Rivisitare un piatto della tradizione toscana in chiave moderna è possibile?
GP – Una piccola perla che è già cult, assolutamente da provare, è la Ribollita con i Taralli del Freccia Club: un esempio ambizioso di minimalismo culinario unito alla cucina povera.

Attilio Della Bellavita – Trendsetter a spese dei suoi
IO – Attilio, cosa si deve fare per essere à la page nella prossima stagione
ADB – La parola d’ordine da tenere ben presente nel 2015 è: C-O-N-F-O-R-M-I-S-M-O. Basta con questo finto tutto, finto trasandato, meta nerd, proto gay. Rabbrividiamo su tutte le nuance della fauna indipendente, per non parlare di quella definizione che incomincia per H e finisce per R [hipster, ndr]. Basta con i quizzettoni su band che sono così emergenti da non essere su Spotify, che comunque DEVI conoscere, pena uno scenario di fronti corrugate intorno a te al minimo accenno di non conoscenza del suddetto gruppo. C’è voglia di una rivoluzione pacifica ma concreta: come se Paolo Bonolis, Silvia Toffanin, Topo Gigio, Maria Teresa Ruta e Katia del Grande Fratello marciassero insieme mano nella mano verso una riappacificazione degli ego in cerca di idee mai viste.
IO – Programmatico. Ma come emulare al meglio lo spirito del Conformista?
ADB – Pensa a tuo padre che ti veniva a prendere il sabato pomeriggio uscendo da catechismo. Focalizza l’immagine. Fissala. Immagina adesso uomini che indossano parka e montgomery, entrano in boutique ed escono con un piumino ipersottile iperleggero nel colore blu prealpe, interno con il colore pantone dell’anno, bianco tomino sulla piastra. Ecco il mood. Diversamente conformi.

Florio Pulci – Eco Gay Friendly Assistant
IO – Uomo, 2015.
FP – Non ce n’è per nessuno. La prossima stagione è quella dell’Uomo Gattaro. Una linea pensata per uomini che vogliono affermare il loro diritto a sfamare i gatti sotto casa, con stile, pur non avendo il ciclo ogni 28 giorni. Non più solamente Gattare, ma da oggi anche Gattari. Abiti studiati per donare il massimo comfort nel momento dei principali pasti quotidiani alle colonie feline. Tasche, controtasche, controtascotte, croccantini sempre alla mano. In un’affascinante miscela dove non si sa dove inizia Ernest Heminghway e dove finisce Luca Sardella.

Al prossimo anno!