In questi giorni è stata presentata alla stampa nella splendida Sala Bianca di Palazzo Pitti la mostra “Buffoni, villani e giocatori alla corte dei Medici” allestita nell’Andito degli Angiolini dal 19 maggio all’11 settembre. La mostra presenta alcuni dei più bizzarri e inaspettati soggetti figurativi ricorrenti nelle collezioni medicee che, tra Cinquecento e Settecento, trovarono significative, e talvolta curiose, rappresentazioni artistiche. Si tratta di scene cosiddette ‘di genere’, un universo figurativo che nella acclarata gerarchia della pittura barocca, permetteva di illustrare, spesso anche con intenti morali o didascalici, diversi aspetti comici della vita sociale e di corte, quei temi ritenuti, cioè, altrimenti bassi e privi di decoro, indegni di una pittura alta, di soggetto sacro, mitologico o storico.
Le opere selezionate, circa una trentina, provengono per la massima parte dai depositi della Galleria Palatina, dal c.d. Soffittone e dalla Galleria delle Statue e delle Pitture (entrambe facenti parte del complesso delle Gallerie degli Uffizi creato dalla recente riforma), e presentano al visitatore personaggi marginali e devianti come buffoni, contadini ignoranti o grotteschi, nani e praticanti di giochi tanto leciti che illeciti. Nella società apparentemente immobile dell’antico regime, cui danno volto nelle sale di Pitti i ritratti dei granduchi e dei gentiluomini della corte, la pittura ‘di genere’ diviene lo strumento critico che permette di attingere, attraverso l’arte, alla più variegata realtà del mondo.
Filo conduttore dell’esposizione, il buffo, il curioso e tutto ciò che viveva al margine della Corte, ma che rendeva possibile la sua stessa esistenza, perché ne costituiva una valvola di sicurezza psicologica.
Un campionario variopinto, quanto inaspettato, di personaggi della corte medicea, incarna l’ambivalente mondo della buffoneria, della rusticitas e del gioco. Sono spesso personaggi realmente vissuti, cui erano demandati l’intrattenimento e lo svago dei signori, antidoto alla noia sempre in agguato tra le maglie del rigido cerimoniale spagnolesco. Così dimostrano il grottesco più sgradevole nel Nano Morgante del Bronzino e, all’opposto, la leziosità cortigiana dei servitori di Cosimo III de’ Medici.
Come ha sottolineato E. D. Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi questi buffoni, nani, giocolieri “erano considerati alla stregua di giocattoli viventi, di meraviglie della natura degne di una Wunderkammer, ma anche accorti consiglieri dotati di speciali licenze rispetto all’etichetta della corte”.
Nelle sale degli Angiolini si presentano al visitatore i ritratti del nano Morgante di Bronzino e Valerio Cioli, i caramogi nelle Stagioni di Faustino Bocchi, il “Meo Matto” di Suttermans, e ancora la contadina Domenica dalle Cascine, raffigurata dal Suttermans – ritrattista ufficiale dei granduchi – nel quadro omonimo, che risulta saltuariamente stipendiata dalla corte per prestazioni da “buffone”.
A corredo della mostra è stato predisposto un itinerario nel Giardino di Boboli dove tutti questi personaggi, villani, contadini e nani, giocatori e caramogi si animano, pur pietrificati, e si nascondono nei boschetti e nelle radure come sfuggiti dall’universo pittorico che li ha creati, ad attendere i visitatori con calembour figurativi e comicissime espressioni.
In occasione della presente esposizione sono stati effettuati i restauri di 14 dipinti, 2 sculture e diverse cornici recuperate dai depositi.
La mostra a cura, come il catalogo edito da Sillabe, di Anna Bisceglia, Matteo Ceriana e Simona Mammana, è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con le Gallerie degli Uffizi e Firenze Musei.
di Teresa Orfanello