di Caterina Liverani
“Maestro del brivido”. Questa la definizione che non critica e pubblico hanno cucito addosso a Dario Argento, uno degli autori italiani più conosciuti e amati nel mondo. E non c’è nulla di più vero: Argento è un maestro e il farci saltare sulle sedie è stata ed è la sua grande abilità.
Il problema di certe definizioni però è che rischiano di essere solo la punta dell’iceberg della vita e dell’opera di un regista specialmente parlando di cinema di genere.
C’è molto di più da conoscere di Dario Argento oltre alla sua eccezionale abilità nel filmare efferati omicidi e rituali satanici, e per noi cinefili fiorentini questa possibilità si concretizzerà il 19 luglio quando gli verrà consegnato il prestigioso Premio Fiesole ai Maestri del cinema al Teatro Romano a Fiesole. Durante la serata che si aprirà alle 18.30 con l’incontro con il pubblico, sarà possibile assistere alla proiezione di Profondo Rosso alle 21.30 nella cornice fiesolana.
Instancabile lettore, cinefilo doc e allievo ribelle, Dario Argento è mosso fino dall’infanzia da una indefessa curiosità per la conoscenza. L’amore precoce per la letteratura con Cyrano de Bergerac, Don Chisciotte, Le mille e una notte fino a Poe e Lovercraft, apre la strada a quello per il cinema, che inizia a frequentare da liceale. Abbandonati gli studi, intraprende la carriera di critico cinematografico per importanti testate come Paese Sera, e il passo dallo scrivere di cinema allo scrivere il cinema sembra compiersi naturalmente. È così che, dopo alcuni esperimenti solitari, grazie all’incontro con Sergio Leone, firma con Bernardo Bertolucci la sceneggiatura di C’era una volta il West.
La strada ormai è aperta e un Argento quasi trentenne è pronto a scrivere un soggetto che contenga tutte le idee e le suggestioni di cui si è nutrito il suo immaginario di lettore, cinefilo, amante dell’arte e dell’architettura. È l’amatissimo padre Salvatore ad aiutare il figlio a realizzare L’uccello dalle piume di cristallo che, dopo un iniziale diffidenza da parte del pubblico, è proprio dal cinema Capitol di Firenze, dove Argento padre e figlio si recano insieme dopo la tiepida accoglienza di Torino e Milano, che il film decollerà verso il grande successo cui era destinato.
“Il mio è un cinema idealista, fatto di visioni, di incubi e di moltissime letture” è su questa linea che il giovane regista continua indefessamente il suo lavoro (Il gatto a nove code, Quattro mosche di velluto grigio) fino alla svolta di Profondo Rosso.
“Una pellicola dopo l’altra, perfezionandomi di volta in volta, avevo messo a punto un’estetica dell’omicidio che sarebbe diventata un marchio di fabbrica, contagiando l’immaginario del pubblico.” La consacrazione di Dario Argento arriva grazie a un film tanto terrificante quanto irresistibile, in cui la perfezione della sceneggiatura, scritta insieme a un autore del calibro di Bernardino Zapponi, si sposa a una regia innovativa. Profondo Rosso segna inoltre la prima di una serie di fortunatissime collaborazioni con I Goblin che composero una colonna sonora capace di far sussultare tanto quanto le immagini che accompagna.
Dopo aver raccontato il delitto in tutte le sue più atroci declinazioni, alla fine degli anni Settanta, Dario Argento decide di gettarsi in una sperimentazione ancora più estrema, sceneggiando e dirigendo i primi film della svolta horror Suspiria e Inferno. Frutto di studi su esoterismo, alchimia e magia nera, compiuti al fianco dell’allora compagna Daria Nicolodi, le pellicole raccontano i primi due capitoli di una affascinante storia di crudeltà perpetrata attraverso i secoli da tre streghe, che troverà la sua conclusione in anni recenti con La terza madre.
Tenebre, Phenomena e Opera, usciti tra l’82 e l’87, molto apprezzati dal pubblico, consolidano sempre di più la figura e il carisma di Dario Argento, nella cui carriera si annoverano però alcune occasioni mancate come la trasposizione cinematografica de Le notti di Salem da Stephen King o la biografia su Charles Manson.
Negli anni Novanta ha inizio il sodalizio artistico con la figlia Asia che Argento dirige consecutivamente in tre film (Trauma, La sindrome di Stendhal, Il fantasma dell’opera) in cui esplora alcuni degli universi da sempre a lui cari come l’arte e la musica.
Non ho sonno, Il cartaio e Giallo, pellicole recenti che hanno creato una frattura tra critica e pubblico si sono incrociate agli esperimenti televisivi commissionati dalla Rai e dall’americana Showtime per i quali il regista romano ha realizzato rispettivamente Ti piace Hitchcock e Jennifer. Nel 2012 l’incontro tra la tecnologia e un classico della letteratura gotica ha prodotto Dracula 3D presentato lo stesso anno a Cannes.
Ci sono una trasposizione cinematografica di Sandman dal racconto di Hoffman che dovrebbe essere interpretato da Iggy Pop, e la supervisione a una serie ispirata a Suspiria nell’immediato futuro di Dario Argento, che nel frattempo si sta dedicando alla regia di numerose opere liriche.
Il 19 luglio avremo l’imperdibile opportunità di conoscere più da vicino questa figura enigmatica e monumentale del cinema italiano che ha influenzato intere generazioni di autori in tutto il mondo.