di riccardo morandi
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Come si giudica l’affetto popolare nei riguardi dei personaggi pubblici? Io ho una personale chiave di lettura: quando la persona in questione viene chiamata solo col nome di battesimo. Come un parente o un amico. Per i fiorentini, in special modo gli amanti della musica e coloro che son dentro questo mondo, Piero Pelù è Piero. Inutile presentarlo, la storia del rock a Firenze ha questo nome, in pratica.
Ho fatto due chiacchiere con Piero alla luce anche del suo ultimo lavoro, “Identikit”e della sua partecipazione, per alcuni discutibile, alla trasmissione “The voice”. Due chiacchiere rilassate e sincere, come con gli amici o vecchi conoscenti. Anche perché, da bravo 37enne fiorentino, ho consumato anche diversi dischi dei Litfiba. Un pezzettino di Piero lo conosco.
Identikit, nuovo lavoro. Un’ istantanea sui lavori personali, un ripescare e riarrangiare brani tuoi e non solo, scelti con criteri che prescindono anche la notorietà delle canzoni stesse. Una scelta veramente personale, che noi apprezziamo molto, anche per la potenza degli arrangiamenti. Paragoniamo questo disco a una foto: le foto le prendiamo sovente dopo tanto tempo e ci troviamo migliorati o peggiorati, ingrassati o dimagriti, invecchiati o paradossalmente più giovani. Tu che tipo di foto hai scattato? Dove ti vedi?
Io mi vedo sempre di notte, in centro a Firenze. E’ il luogo che frequento di più e di cui vado peraltro orgoglioso, visto che ultimamente sta rinascendo: non più solo pub e birrerie ma anche piccoli club dove si suona dal vivo, dove circola la musica. Sono esempi il Backstage, il Tender, il Volume e via discorrendo. Questo mi riempie di gioia perché fino a due anni fa era un’altra cosa. Mi spiace un po’ per il Viper, che non ho visto molto attivo in quest’ultimo periodo.
Continuando su Firenze, dacci due luoghi al volo dove porteresti un tuo carissimo amico. Due posti magari non turistici, ma a cui sei legato.
Sicuramente lo porterei in San Frediano a vedere gli artigiani che resistono nonostante la crisi. E sicuramente a San Miniato, sia per il cimitero monumentale che per assistere alla splendida Messa in latino dei frati benedettini.
Firenze e la Fiorentina. Da tifoso viola quale sei, a quale calciatore sei più legato?
Giancarlo Antognoni rimane in assoluto il numero uno, nonostante anche Rui Costa mi sia sempre molto piaciuto. L’attaccamento di Giancarlo alla maglia è stato esemplare: è un peccato che non sia stato coinvolto nel progetto dei Della Valle.
Un calciatore dell’attuale Fiorentina che ti piace?
Cuadrado mi fa impazzire. E’ una macchina, sembra un rocker. Anzi, è un rocker, non si risparmia nulla. Come me sul palco o come Iggy Pop, insomma.
Stai facendo televisione con Carrà e hai lavorato anche con gli Afterhours. Due pezzi da novanta in ambienti con pubblico spesso in contrasto: indipendente per Afterhours, mainstream e televisivo per la Carrà. Quale è stato il motore della tua decisione di fare TV?
Vedermi in TV, per giunta su Raiuno, a molti sembra strano: tieni conto però che per me “The Voice” non è un talent show bensì un programma musicale. La mia missione è portare il rock in TV, dove da troppo tempo latita: il fatto di condividere poi questa cosa con la Raffa (che purtroppo è juventina), Noemi e JAX è in ogni caso un privilegio. La nostra risposta sono gli ascolti: questa trasmissione al rock fa molto bene.
Un mito che ti è scaduto a distanza di anni, ed un artista che trovavi insopportabile o poco dotato ma che ti ha stupito nell’invecchiare.
Da ragazzo ero molto punk nell’attitudine e quello spirito non l’ho perso. Con gli anni ho iniziato però ad essere poi più aperto di mente, tendendo a giudicare meno le persone, anche quelle che conosco bene.. Preferisco confrontarmi, ma non giudicare. Venendo alla domanda, questo ribaltamento in sostanza non è avvenuto: al limite potrei rispondere Frank Zappa, che da ragazzo non amavo, ma che adesso mi piace tantissimo.
Hai visto Sanremo? Che ne pensi di questa edizione?
Io non sono uno snob,ed in manifestazioni del genere seguo soprattutto per i giovani. Quest’anno, nonostante il brutto trattamento a cui sono stati sottoposti (hanno cantato a delle ore assurde) mi sono piaciuti in particolar modo The Niro e Diodato. Per i Big, stimo molto Frankie Hi-Nrg ed ho apprezzato sia Noemi che Gualazzi, autore di un brano molto giovane e moderno. Segnalo anche un pezzettino di Firenze a Sanremo: l’amico Saverio Lanza, con il quale ho spesso lavorato, che accompagnava Arisa.
Sei sempre stato un “puro”, contro regimi, dittature, uomini forti, poteri forti e personalismi. Ma in un certo senso tu sei forse l’artista simbolo del rock italiano, l’uomo forte popolare, senza compromessi. Ti sembra un paradosso questa considerazione?
Mah, è un po’ una forzatura. Sappiamo bene i danni che fa la politica (specie quella italiana) quando parla il linguaggio dell’ ”uomo forte”, vedi con Berlusconi. Essere “uomini forti” è diverso da avere “idee forti”. Per il rock avere le idee chiare è essenziale: i ribelli hanno le idee chiare.
Grazie mille, Piero.
Grazie a voi, e complimenti per “Lungarno” che seguo e leggo spesso. A presto!
Questa chiacchierata la dedico volentieri agli amici snob di Firenze (ce ne sono tanti), a coloro che ti vogliono sempre insegnare cosa ascoltare, leggere ed apprezzare. A coloro che sono ebbri di vocazioni internazionaliste di difficile comprensione ed ottime recensioni specializzate. Ma che quando suonano portano il pubblico medio verso il bancone del bar.
Signori: questo è Piero Pelù, il Ringhio Gattuso della musica italiana, puro e a volte sgrammatico. La rockstar che puoi trovare al bar ed televisione. Questo è il rock a Firenze: Piero.