di riccardo morandi

foto: © Filippo Milani

foto: © Filippo Milani

 

Intervistare un giornalista è una cosa molto interessante e stimolante, specie se quel giornalista rappresenta per te un modo di scrivere e di essere che ti è sempre stato vicino. Un modello, in sostanza. Il rock, la Fiorentina, Firenze. E’ una formula strana, quella di Benedetto Ferrara: mescolare musica e pallone e condire tutto con l’ironia prettamente fiorentina, a tratti cinica, asciutta.
Quella ironia che fa ridere un fiorentino e fa rimanere interdetto un non fiorentino. Che ovviamente non capisce quella stesso sarcasmo che ci contraddistigue, come non capisce tutto il bene che i fiorentini che amano il calcio vogliono alla compagine viola.

Ti occupi di calcio, musica e radio oramai da tanti anni. Hai iniziato con Radio Centofiori, una radio che ha dato tanto a Firenze in termini di cultura e organizzazione eventi. Come è cambiata la radio a Firenze e come sono cambiate Firenze e la Fiorentina?
La fortuna di fondare una radio a 18 anni è stata immensa, specialmente in quegli anni. Si veniva dagli anni 70, e c’era voglia di cultura, c’era voglia di concerti. Firenze stava tornando a vivere, scopriva il rock, il teatro, i locali. Partecipare attivamente mi ha dato tantissimo, mi ha insegnato in parte anche a fare questo mestiere. Adesso chiaramente è tutto cambiato: sono arrivati i network radiofonici e la radio non ha più quella dimensione: questo non ha comunque frenato l’entusiasmo nel farla. Anche il calcio è cambiato, non so se in bene o in male. Abbiamo perso sicuramente il coinvolgimento umano degli anni 80, lo dimostrano gli stadi che non fanno più il tutto esaurito. Contano gli sponsor, conta la TV, lo spettatore pagante è una parte piccola dei profitti. Questo nonostante sia personalmente e piacevolmente impressionato dai social network, che riescono a stimolare discussioni, sul calcio o no, dando anche possibilità a tanti ragazzi di iniziare a fare giornalismo.

La prima partita che hai visto,ed il primo concerto. Che ricordi hai?
La prima volta che fui portato allo stadio avevo 6 anni ma ho un ricordo vago. Ricordo bene invece che nel 1970, quando avevo circa 9 anni, ero seduto con mio padre (allora consigliere comunale) fra un esponente di destra ed un comunista entrambi anche essi consiglieri. Al gol della Fiorentina ci fu un lungo abbraccio fra i due: rimasi stupito di come il calcio potesse unire ciò che la politica dividesse in maniera così netta (era anche il 1970, il clima era molto acceso). Invece il primo concerto lo vidi a Siena, credo nel 1971. Erano i Genesis, suonarono davanti ad un migliaio di persone.. ricordo,nonostante fossi stato piccolo, Peter Gabriel vestito da fiore.

Chi ama il calcio spesso si vede guadare in maniera un po’ storta, con una vena di snobbismo, anche male celato, da chi frequenta gli ambienti musicali e culturali. Che ne pensi?
Non credo proprio sia così: lo dimostra il fatto che il mio blog si chiami “Rock & Gol” o il programma radio che curo si chiami “Violapop”, (in onda il mercoledì sera alle 21 su Controradio). Il calcio a Firenze è un teatro di tormentoni, di parole e di risate: io mi approccio in questi due contenitori non solo in chiave prettamente sportiva, visto che il calcio in radio è fatto ottimamente da altri network, ma dando un taglio ironico e umano. Peraltro sto lavorando per portare in teatro il materiale raccolto. Comunque sia non penso che ci sia snobbismo, specie fra i più giovani: questi ragazzi sono rock nella testa e nelle passioni.

Mario Gomez, un grande campione tanto atteso ma che putroppo, per sfortuna, non è esploso. Paragonalo ad un disco, al volo.
Sicuramente “Chinese democracy” dei Guns N’ Roses. Atteso oltre 15 anni e rivelatosi poi un disco non eccelso. Che speriamo venga rivalutato, come Gomez il prossimo anno.

La Fiorentina affronterà il Napoli il 3 Maggio, in finale di Coppa Italia. A quale finale sei rimasto legato tu?
Anche se non era una finale, sono rimasto legato ad Arsenal-Fiorentina del 2000 . Eravamo non favoriti e un po’ sfigatelli: andammo in campo nel vecchio Wembley vincendo con grazie ad un gol di Batistuta ed alle parate di Toldo.

Lungarno è un luogo di Firenze. Quale è la parte di questa città a cui sei più affezionato? Dove porteresti un turista?
Sicuramente San Frediano. Avendo avuto la redazione di Repubblica in Oltrarno ho visto questa parte di città cambiare, prima in bene, poi in male, ed infine adesso nuovamente rinascere.
Trovo che la parte fra Piazza Santo Spirito, Piazza del Carmine e la splendida Piazza Tasso sia la Firenze rimasta vera, integrata, vitale e fuori dalle rotte turistiche di massa: solo qualche turista più “evoluto” visita l’Oltrarno. Il fatto che io ci viva è superfluo, visto che ho vissuto in tante parti di firenze, da Sant’ Ambrogio e San Lorenzo.

Si parla a Firenze di stadio nuovo. Personalmente ho un’affezione per l’impianto dell’ Artemio Franchi e sono un po’ dubbioso nel vedere un impianto nuovo in una parte piu’ periferica. Che ne pensi?
Beh se parliamo a livello personale, io la partita la vedo in tribuna stampa. Ma le condizioni degli stadi italiani sono problematiche: non puoi più pretendere, alla luce della condizione degli impianti europei, che un ragazzo paghi e si guardi la partita in curve troppo distanti senza copertura.
Il calcio richiede stadi all’altezza, gia’ pieni ad inizio stagione. Chi investe chiede che venga fata questa cosa. Poi ti capisco quando si parla di affezione…il panino dello Scheggi, il bar Marisa: ma per il bene della Fiorentina è importante il cambio. Politicamente poi andrà visto come utilizzare lo spazio di Campo di Marte, tenendo sicuramente vivo l’impianto con soluzioni che potrebbero essere la conversione a zona sportiva per tutti, o la pedonalizzazione.

Un parallelismo fra un giocatore della Fiorentina di ora ed una rockstar.
Senza dubbio Borja Valero e Bruce Springsteen, per l’umanità e la passione che entrambi hanno. Sono riuscito a conoscere il Boss lo scorso anno a margine del concerto di Firenze e mi sono trovato davanti un mito che è un uomo vero. Stessa cosa per il calciatore spagnolo. Entrambi mettono la passione in quello che fanno, risultando a mio avviso degli ottimi esempi per i giovani.

Potendo scegliere un altro lavoro, in una ipotetica macchina del tempo, cosa vorresti fare?
Quello che già in parte faccio, scrivere per il teatro, lavorare per il teatro. Ho studiato cinema e mi piacerebbe non tanto fare l’attore ma l’autore ed il regista.

Consigliaci tre dischi, non necessariamente nuovi, e poi ti lasciamo ringraziandoti.
Sicuramente il nuovo degli Afghan Whigs “Do To The Beast”. Un disco che testimonia che il rock esiste senza scopiazzare. Bello e drammatico, originale e forte…per me un ottimo lavoro. Come secondo consiglio direi un bel un disco acustico, “Hendra” di Ben Watt. Il bravissimo ex componente degli Everything But The Girl con trascorsi anche nel mondo delle sonorità elettroniche come la deep house, stavolta si supera, pescando anche la collaborazione di David Gilmour alla chitarra.
Suggerisco infine l’ultimo disco di David Crosby, “Croz”. Un disco che non è un omaggio alla sua carriera, come spesso accade per gli artisti non più giovani, bensì un prodotto vivo e sporcato positivamente da una vita sicuramente complicata.