di emanuele giaconi

Gazebo Penguins

È tempo di arrivare a Firenze per i Gazebo Penguins, la band Emo-Core di Correggio ormai tra i capiscuola del genere in Italia. Il loro ultimo disco, “Raudo” (già trattato anche qui su Lungarno a giugno), è piaciuto a molti, da Nord a Sud, e il trio reggiano non si concede tregue nelle tappe che portano il loro sound ai quattro angoli del Belpaese. Il 18 gennaio i Gazebo Penguins suoneranno al Glue e, per l’occasione, ho avuto modo di fare qualche chiacchiera con Capra, voce e chitarra del gruppo, che ci ha parlato dei fan della band, del suonare in Toscana e anche della passione per il buon cibo.

Allora, pinguini, fra poco vi abbracceremo in quel di Firenze. Intanto che somme tirate dopo i tanti live in giro per l’Italia dopo l’uscita del vostro ultimo lavoro? Questo “Raudo” vi pare sia scoppiato bene o quando vi presentate sul palco la gente vi risponde coi miniciccioli?

Visto che mi piace fare i conti e usare i numeri perché è una roba che a scuola non sopportavo, possiamo dire che nei primi 8 mesi dall’uscito di RAUDO in un soleggiato aprile 2013 abbiamo fatto 65 concerti, e a dare un’occhiata al calendario coi nomi dei posti dove siamo capitati, ce ne sono un paio che mi scorderei volentieri, tantissimi che mi fanno godere ancora, e tutti gli altri decisamente sopra la media a cui eravamo abituati negli ultimi 10 anni i cui abbiamo suonato in giro. La gente ai concerti ultimamente ha voglia di fare casino, di farsi del male, di divertirsi, cantare, e godere un po’ anche loro. Ci sono tantissimi ragazzi e ragazzi giovani, anche giovanissimi, e la cosa ci fa sorridere e ci mette una bella speranza per la musica che verrà. L’ultimo concerto che abbiamo fatto per dire era in una discoteca in Riviera, e se arrivavi al parcheggio lo vedevi praticamente vuoto, ma dentro c’era una roba come 500 teens che si erano fatti accompagnare dai genitori. Pazzia.

Avete mai suonato a Firenze? Sbaglio o la Toscana vi accoglie sempre molto positivamente? Personalmente vi ho visto in tre diverse città toscane e ho sempre notato molto calore e voglia di singalong duro.

Dipende. Nonostante siamo un gruppo che stia suonando tanto ancora si fa fatica a capire cosa funziona di certe serate e cosa no, perché certi posti si riempiano di gente carica e altri di gente fredda, perché in certi posti se vai a suonare anche il lunedì alle due di pomeriggio ti troverai comunque 200 persone a fare la malora e altri invece che la gente devi spingerla dentro regalando vodka tonic. La Toscana ha situazioni incredibili, con persone che si sbattono per fare programmazioni incredibili e festival incredibili, e tanti posti che organizzano concerti perché pensano sia un modo come un altro per far passare un weekend. C’è un po’ di tutto questo anche nei live che ci abbiamo fatto. Detto ciò, a Firenze city non siamo mai stati, ergo vedremo in che punto di questo tabellone si piazzerà.

Il panorama indipendente italiano, agli occhi dei GP, in che stato di salute versa? Siate stronzi e stilate una lista di 3 buoni/santi/amici e di 3 cattivi/delinquenti/nemici della “scena” (vanno bene nomi veri – che temo non farete per i cattivi – ma anche entità astratte, simboli, animali o altro). 

Mi piacciono i gruppi che suonano, che si divertono in quello che fanno, quasi più di quelli che credono in quello che fanno. Negli ultimi mesi in furgone stiamo ascoltando per lo più roba elettronica, meno chitarre e più sintoni, meno rullo e più cassa, busseria insomma, e notavamo come in Italia sia un filone abbastanza esangue. Però per esempio dalle nostre parti c’è un giovanissimo Machweo che secondo me farà un discone alla prossima uscita.  Per quanto riguarda la parte sui “cattivi della scena” seguo sempre una regola che è quella di non parlare di ciò che non piace, perché spalare merda non fa diminuire la merda, la fa solo aumentare.

Cosa piace ai pinguini come voi, a parte il suonare? Se doveste smettere domani perché altrimenti vi torturerebbero i servizi segreti di un Paese crudelissimo, su cosa vi buttereste?

Tipo che se mai potesse scegliere un endorsment, prima che alla Fender lo chiederei alla Trattoria Cognento di Correggio, dove oramai abbiamo un conto aperto fatto di tris di primi (tortelli verdi, tortelli di zucca e cappelletti) e gnocco e tigelle. Si fanno migliaia di chilometri ogni settimana per dover subire anche il supplizio degli autogrill. Andavamo sempre alla ricerca del miglior posto che il nostro percorso offriva tra una data e l’altra, lo facevamo quando non pigliavamo una lira, continuiamo a farlo. Pensando a Firenze già mi viene in mente che potremmo farci una ribollita al Cibreo o i topini di patate da Sabatino. Quindi, magari, ci butteremmo sul cibo, e magari su una distilleria clandestina di grappa.