di tommaso chimenti

Pep BouSe a Firenze vuoi assistere a proposte teatrali internazionali devi affidarti al Teatro di Rifredi che soltanto negli ultimi anni ci ha fatto conoscere da Serra Yilmaz, ormai fiorentina adottata dopo le nove stagioni dell’“Ultimo Harem”, ai francesi “Duel”, riportato a casa Paolo Nani, da anni in Danimarca, la coreografa spagnola Marta Carrasco, i berlinesi Familie Floz. Una ricerca che ogni estate porta Angelo Savelli e Giancarlo Mordini, regista e direttore artistico di Rifredi, ad ispezionare Avignone, a scovare perle ad Edimburgo.

Torna a Firenze il mago delle bolle di sapone: il catalano Pep Bou (dal 4 al 6 gennaio). Ha lo stesso nome di Guardiola, l’allenatore dei record del Barcellona. Le bolle di sapone fanno pensare ai bambini, alla loro felicità nel vedere creare dal nulla questi minuscoli, e fragilissimi, dirigibili perfetti, talmente rotondi e sferici e giotteschi che soltanto a guardarli scoppiano. Immaginazione, fantasia, sogno, gioco, destrezza, abilità.

Proprio a Rifredi, Pep ha mostrato prima “Bufablanetes”, che è dell’82, e poi “Sabò sabò”, nato nel ‘90. Con queste due performance ha vinto il “Festival di Vienna” nel ’85, il premio speciale al “Cannes Theatre” dell’86, il “Sebastià Gasch Award” del ’90 e il premio tedesco “Knuhrrhalm” del ’93.

La magia è sempre la stessa, sempre diversa, intatta, integra, un gioco nel gioco continuo, una meraviglia che sbalordisce anche i cuori più duri, anche i ghigni più cinici. Le bolle di sapone sono ecologiste e non violente. Stupisce il pubblico con le sue creazioni che resistono il tempo di un sorriso, quanto un lieve battimano, piccoli o giganteschi palloncini gonfiati fatti d’aria e genio, quasi Barbapapà, illusioni che si liquefanno in un arcobaleno di colori, in un puff improvviso.

Il “Buster Keaton del biodegradabile”. È un alchimista che toccando un liquido stregato riesce a dargli forma e vita. Soffia dentro un tubo-flauto come il pifferaio magico o l’incantatore di serpenti, domatore di nuvole. Le costruzioni fragili si muovono e si contorcono ai suoi voleri, traballano come gelatine.

Pep crea, inventa, disegna nuove forme fluttuanti nell’aria: amebe, ectoplasmi, pianeti pronti a svanire nel nulla come dal niente sono apparsi. Tutto è magia, incantesimo e sortilegio, tutto è colmo di bellezza e fascino, ritmo. Fragilità e perfezione, fallibilità e bellezza: “Mi piacciono le bolle di sapone, e mi piacciono perché alla fine scoppiano”. Le mani di Pep si muovono leggere con infinita grazia accarezzando con dolcezza le nuove creature, le tocca come fossero figli propri, le dispone con cura come uova nel vimini.

Pep è un Mangiafuoco che tira i suoi “burattini di sapone” con ragnatele invisibili, è un domatore che attrezza l’arena. Trasparenza, ma anche distorsione, immagini che si sovrappongono e si scambiano, mutano miscelandosi, cambiano confondendosi. Per riscattare il fanciullino ingabbiato dentro ognuno di noi.