Donne appassionate, passionali, fatali, misteriose o semplicemente libere. Scrittrici, attrici, attiviste, pioniere nei loro campi di interesse. Ma anche soltanto donne che hanno amato altre donne, per un giorno o per tutta una vita. Una delle ultime pubblicazioni della casa editrice fiorentina femminista Le Plurali è il gustoso pamphlet Breve storia delle donne queer scritto dalla attivista Lgbtqia+ e scrittrice inglese Kirsty Loehr.
Da Saffo a Ellen DeGeneres, Loher racconta le donne dichiaratamente lesbiche, o che hanno vissuto relazioni bisessuali, che la storia voleva nascondere. Amori custoditi in scambi di lettere nelle quali scrittrici come Charlotte Bronte e Virginia Woolf parlavano alle loro amanti con ardore. Ci sono poi le tenere annotazioni della giovanissima Anna Frank e le relazioni intrattenute da donne di alto profilo come Eleonor Roosevelt, legate formalmente ai loro mariti ma segretamente innamorate delle loro amanti e le storie di tante altre che hanno combattuto più o meno silenziosamente. Cosa dire poi delle meravigliose sexy e spudorate attrici dell’epocad’oro di Hollywood come Marlene Dietrich, Greta Garbo, Tallulah Banks? E, sempre a proposito di cinema, della rappresentazione stereotipata (spesso ad uso e consumo del pubblico maschile) degli amori saffici negli anni ’80 e ’90: le vampire Catherine Deneuve e Susan Sarandon in Miriam si sveglia a mezzanotte e la pericolosa Sharon Stone, ostentatamente bisessuale in Basic instinct? Splendide donne queer che prima deliziano lo spettatore con eccitanti amplessi e poi fanno una brutta fine.
Partendo proprio da questo aspetto sottolineato Kirsty Loehr, Valentina Torrini, co-fondatrice diLe Plurali e autrice del Manuale Lady Cinema, ci racconta come è cambiata la narrazione delle donne queer al cinema: «Anche le donne lesbiche sono state vittima del male gaze. Da una parte, proprio come racconta Loehr, sono state raccontate come pericolose e mostruose femme fatale oppure dolci ragazze che si esibivano in scene erotiche; spesso la loro sparizione avviene non solo per morte (il più delle volte violenta), ma anche perché “guarite” dall’arrivo dell’uomo perfetto. Oggi ci sono delle narrazioni che decostruiscono gli stereotipi come Sex education. Una delle registe che ha saputo raccontare un legame tra donne è stata certamente Céline Sciamma in Ritratto della giovane in fiamme. Da recuperare anche il lavoro di Emma Seligman: Shiva baby e Bottoms».
Quali sono gli obiettivi raggiunti di cui andate più orgogliose per questi primi 3 anni?
«Prima di tutto la nostra rete: lettrici e lettori, altre case editrici e realtà culturali, associazioni, persone con cui abbiamo collaborato per gli eventi o per la promozione e, non in ultimo, le nostre fantastiche autrici. Abbiamo poi creato un’associazione culturale, “Uniche ma plurali”.Insieme all’associazione rumorBianco(O) abbiamo recentemente vinto un bando delle PariOpportunità del Comune di Arezzo per mettere in scena alcuni estratti di uno dei nostri testiGirls will be girls. Travestirsi, interpretare ruoli e cambiare le regole. A partire dall’autunno porteremo in giro questi monologhi per riflettere sulla performatività di genere».
È previsto un secondo volume di Lady Cinema?
«Ho in mente di scrivere qualcosa di aggiornato ma virando il focus sull’importanza del cinema nella formazione delle giovani generazioni».