Quando è iniziata a circolare la notizia che Matteo Garrone stava lavorando a un nuovo adattamento del romanzo pubblicato da Carlo Collodi nel 1883, è stata accolta con qualche riserva. Una fiaba intrigante, bizzarra, che ha formato (e turbato) generazioni in tutto il mondo che, se anche non hanno letto il romanzo, hanno certamente visto una delle numerosissime trasposizioni televisive o cinematografiche che la vicenda del burattino divenuto bambino ha conosciuto.
Ultimo adattamento in live action per il grande schermo è stato quello diretto e interpretato da Roberto Benigni nel 2002 che, forse in un di quei casi più unici che rari nella storia del cinema, troveremo nel film di Garrone nei panni di Mastro Geppetto. Pinocchio di Benigni, malgrado uno sforzo produttivo mastodontico e la grossa aspettativa data dal ritorno del comico toscano dopo l’Oscar per La vita è bella, non convinse anzi sancì l’inizio di un inesorabile diradamento nelle apparizioni cinematografiche del suo autore.
Faccenda diversa quella di Matteo Garrone, che a partire dalla scelta di coinvolgere proprio il suo predecessore, dimostra una grande astuzia nel creare quell’hype che una messa in scena così delicata, con un’uscita altrettanto rischiosa programmata per il 19 di dicembre, necessita.
Garrone, uno degli autori più celebrati all’estero, di cui in patria non è stata ancora definitivamente compresa l’abilità di abbracciare generi e atmosfere diverse, è un regista davvero capace di addentrarsi tanto negli abissi più oscuri della mente quanto di dare nuova linfa al cinema fantastico. Certamente l’unico che in questo momento in Italia sia capace di creare delle atmosfere genuinamente dark senza sforzarle.
È così che si annuncia questo Pinocchio fin dalle prime immagini rilasciate in rete: quella del volto invecchiato e rugoso di Roberto Benigni nel ruolo di Geppetto che, parzialmente in ombra, getta lo sguardo verso la sagoma della sua creatura e, a distanza di qualche mese, quella ancora più sorprendente, del giovane Federico Ielapi come Pinocchio. Nessuna maschera, ma un trucco realizzato da Mark Coulier (Harry Potter) che riproduce le discromie e le increspature del legno.