Dal design che accende dibattiti alla grafica che si fa impegno, il WHY Festival torna a Firenze per la sua settima edizione dall’8 all’11 maggio— e lo fa con il piglio di chi ha più domande che risposte, e va bene così. Alla guida di questo caleidoscopio visivo e narrativo c’è Laura Ottina: grafica, docente, autrice, blogger e instancabile cucitrice di mondi creativi. L’abbiamo intervistata per farci raccontare com’è nato tutto questo e cosa bolle in pentola per questa nuova edizione dedicata alla Protopia.
In collaborazione con MAD Murate Art District, IED Firenze, libreria L’Ornitorinco, Biblioteca Femminista Fiesolana 2b, galleria Atallier, Ostello Tasso e ZAP – Zona Aromatica Protetta, il Why festival scuoterà la città per quattro giorni con mostre, talk, workshop e incontri, lasciando spazio alla creatività in tutte le sue forme e incentivando il dialogo su come il design e la comunicazione visiva possano cambiare il mondo.
Protagonisti saranno sia giovani che affermati grafici e designer della scena fiorentina, attivi in diverse aree della comunicazione visiva, che potranno essere conosciuti e apprezzati dal grande pubblico grazie ad una serie di eventi che coinvolgeranno professionisti, docenti e studenti.
Il tema di questa edizione è la Protopia, la visione di una società ideale che punta a un progresso concreto e graduale. Il festival si pone l’obiettivo di indagare come la creatività possa essere utilizzata per costruire un futuro migliore e vuole dimostrare come il design possa svolgere la missione di far crescere, esplorare, educare i cittadini e il compito di costruire nuovi scenari possibili.
Laura, quest’anno al Why si parla di Protopia: come si costruisce un futuro migliore partendo da un foglio bianco?
Basta davvero poco, con un’idea e una matita si possono creare cose meravigliose e anche provare a cambiare il mondo.
Il festival mette insieme grafica, editoria, attivismo e sperimentazione visiva — ma se dovessi scegliere una parola sola per raccontarlo, quale sarebbe?
Direi comunicazione, perché il festival è nato nove anni fa proprio dalla voglia di creare nuove occasioni di interazione e condivisione tra persone che fanno del comunicare visivamente il proprio mestiere e il proprio soggetto di studio, e che in questa città non avevano molte opportunità per incontrarsi, confrontarsi e ispirarsi a vicenda.
C’è un evento di questa edizione che proprio non ti perderesti nemmeno sotto tortura?
Mi riesce davvero difficile scegliere, ma sono particolarmente interessata al talk “Le stanze della creatività” di Alessandro Rabatti, direttore creativo dell’agenzia Mirror. Conosco e stimo Alessandro da molti anni, e da sempre ammiro molto il modo in cui riesce a esprimere il suo talento in ruoli e ambiti diversi e a cogliere le sfide professionali di un mondo in continuo cambiamento.
In un mondo che corre veloce, la “Scuola del Non Sapere” sembra un invito a rallentare. Cosa ci insegna il non sapere, oggi?
La Scuola del Non Sapere insegna ai giovani, a partire da una presa di coscienza sui limiti delle proprie conoscenze, ad allargare e approfondire la propria comprensione delle cose, e a trasformare le proprie scoperte, attraverso gli strumenti del design, in modo da renderle visibili e trasmissibili. E gioca così un ruolo importante nel promuovere l’importanza dell’indagine sul sapere e della conoscenza critica a una generazione cresciuta in una società sempre più caratterizzata da scrolling infinito, fake news e propaganda.
Da Animalarium a Iconoclassic, fino ai libri per bambini: la tua carriera è un collage (molto ben composto). Come si incolla tutto questo nel tuo lavoro da curatrice?
La parola collage mi sembra davvero appropriata: da quando bambina creavo scrapbook con illustrazioni ritagliate dalle riviste, ho sempre nutrito una compulsione a collezionare immagini che mi ispirano e a utilizzarle in varie forme, esplorando relazioni e narrazioni. Anche progettare lezioni, mostre o eventi sono modi di assemblare cose che amo e conosco e condividerle, con la speranza di suscitare in altri simili reazioni.
Why Festival è anche un grande incontro tra generazioni creative. Cosa ti ha sorpreso di più dai giovani designer coinvolti quest’anno?
Mi sorprendono in modo positivo il fatto che la scena fiorentina, dal type al packaging design e dall’animazione ai new media, è sempre più innovativa e riconosciuta a livello internazionale, e che molti giovani designer sono attivi in campo sociale, e coinvolti in una grande quantità di iniziative e progetti a scopo non profit.
A Firenze c’è spazio per la cultura visiva che sperimenta o bisogna ancora combattere contro l’estetica da Rinascimento permanente?
Come accennato nella risposta precedente, so per esperienza che a Firenze la sperimentazione è viva, attiva e multiforme, anche se poco conosciuta e promossa a livello mediatico. Esiste una ricca comunità di docenti, professionisti e giovani laureati che lavora con grande apertura intellettuale, in piena sintonia con le sfide del presente, e che come spesso succede ottiene maggiori riconoscimenti e visibilità all’estero piuttosto che a casa.
Qual è il manifesto (letteralmente o metaforicamente) che avresti voluto firmare tu?
Penso sempre con una certa invidia all’idealismo e all’audacia e degli artisti delle avanguardie storiche. Quindi mi viene da dire che avrei voluto essere una delle firmatarie del manifesto produttivista sovietico del 1920, ma considerando cosa sarebbe avvenuto in seguito alle loro speranze e ambizioni magari è meglio di no. A livello letterale, qualunque manifesto di Milton Glaser.
Non è solo una questione di grafica
Con la sua aria da esploratrice visiva e una passione contagiosa per la bellezza che comunica, Laura Ottina ci ricorda che il design non è solo forma, ma anche pensiero, relazione e politica. WHY Festival non dà risposte facili, ma apre spazi per farsi buone domande e in tempi incerti, è già un bel modo di iniziare.
WHY FESTIVAL – 7ª Edizione
8-11 maggio, 2025 – luoghi vari
Scopri il programma: https://whyfestival.com/it/
IG @why.festival
FB @whyfestival