«Il Bisonte sono io››. Così era solita presentarsi Maria Luigia Guaita, imprenditrice, giornalista e partigiana ideatrice della Fondazione Il Bisonte, in San Niccolò a Firenze. Donna visionaria, innovativa e fiera, ha dedicato la sua vita con coraggio alla ricerca artistica con militanza politica, senza tradire i propri valori etici. In bilico tra ortodossia e ribellione, con un colpo di fortuna giunse all’arte, come ci raccontano Simone Guaita, Presidente della Fondazione, e la curatrice Silvia Bellotti, descrivendone l’animo ribelle di chi non si arrendeva e con entusiasmo accettava ogni forma di sfida.

Come nasce la stamperia Il Bisonte?

SB: «Il Bisonte nasce nel 1959 come stamperia ed Editore d’Arte, fondata da Maria Luigia Guaita insieme agli intellettuali Giorgio Luti, Carlo Ludovico Ragghianti e Enrico Vallecchi. Promuovevano un linguaggio artistico innovativo e democratico attraverso edizioni limitate, prodotte con la tecnica litografica. Nel 1966 l’alluvione sommerse la stamperia, arrecando ingenti danni alle strutture e alle opere. Lo spirito battagliero della “Bisonta” non venne meno e inviò agli amici di tutto il mondo una lettera, che titolava “Il Bisonte continua”, da cui presero il via collaborazioni internazionali con Henry Moore, Eduardo Arroyo e molti altri. Dal 1983 la Fondazione è anche Scuola Internazionale».

Nel mondo dell’arte le relazioni sono il motore che accende scintille per grandi movimenti. Qual è stata l’amicizia più significativa per la Guaita?

SG: «Nella vita di Maria L. Guaita alcune persone hanno avuto un ruolo significativo: Carlo L. Ragghianti, comandante partigiano e illustrissimo storico dell’Arte, che fece scoccare in lei l’amore verso l’arte, promuovendo collaborazioni eccezionali come con Pablo Picasso. Enrico Vallecchi, importante editore fiorentino e poi marito, Ardengo Soffici, Rodolfo Margheri, primo direttore tecnico delle Edizioni d’Arte Il Bisonte, che scovò nei laboratori dell’Istituto Geografico Militare i torchi in disuso che furono la solida base su cui nacque la stamperia».

Cosa resta oggi del suo impegno politico tra le mura della Fondazione?

SG: «Maria L. Guaita non passava in punta di piedi, incedeva risoluta, aveva i suoi punti cardinali ben certi. Oggi rispettiamo quei punti che per lei nacquero dall’educazione e dalla lotta partigiana. Fu il suo intuito a farle capire che la litografia sarebbe stata un linguaggio dirompente per la diffusione e democratizzazione dell’arte del boom economico. Fu il suo coraggio che la sostenne a farle abbandonare la vita da giornalista per investire in una cosa mai vista prima: un editore d’arte con un grande laboratorio attrezzato da torchi e centinaia di pietre».

Da dieci anni collaborate con Villa Lena, come celebrerete questa ricorrenza speciale?

SB: «La collaborazione con Villa Lena è uno dei nostri fiori all’occhiello e abbiamo deciso di celebrarla con una mostra che inaugurerà giovedì 12 Settembre alle ore 18:00 alla Galleria Il Bisonte. La collettiva presenta le opere di 29 artisti internazionali che, durante il loro periodo di residenza artistica a Villa Lena, hanno prodotto un’edizione all’interno dei laboratori del Bisonte, con l’aiuto dei nostri maestri incisori e stampatori. Si tratta di artisti che spesso si approcciano alla stampa per la prima volta. Una delle istanze portate avanti dalla Fondazione è un approccio alla stampa teorico-concettuale oltre che tecnico, che estenda i limiti della grafica tradizionale attraverso una pratica integrata con gli altri linguaggi artistici».

Cosa rappresenta la Fondazione Il Bisonte per la città?

SB: «Il Bisonte è una delle Istituzioni più longeve a Firenze. È un angolo nascosto della città in cui si ritrova l’atmosfera delle botteghe rinascimentali con i suoi laboratori, ubicati nelle storiche scuderie di palazzo Serristori. Una realtà di respiro internazionale la cui identità è radicata al territorio».

 

Crediti fotografici: Gaia Carnesi

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