Intercettati qualche anno fa per caso nel lungimirante mondo di Villa Romana, il 16 febbraio gli sloveni Širom tonano a Firenze in Sala Vanni, all’interno della rassegna Glorytellers del Musicus Concentus, per presentare la loro ancestrale e stupenda miscela sonora, un “imaginary folk” come loro stessi la definiscono, proveniente da tradizioni, mondi e storie inesistenti, ma possibili.

“La terra in cui viviamo ha un forte impatto su di noi e sulla nostra creatività grazie alla sua energia e alle sue caratteristiche, che influenzano i nostri sforzi creativi. Probabilmente lo è ancora di più perché ne siamo consapevoli”, ci racconta Ana Kravanj. Iztok Koren continua sull’argomento: “Vengo da Prekmurje (Oltremura), vicino al confine con l’Ungheria, e la musica in cui sono coinvolto è contaminata da questi paesaggi – soprattutto per quella dolce (o a volte non così dolce) malinconia – che hanno plasmato il mio carattere”.

Anche dal vivo, la loro magia è creata da una miriade di particolari strumenti: “Tra i tanti, suoniamo il banjo, il guembri (basso tradizionale marocchino), il balafon (marimba tradizionale africana), il metalofon (xilofono metallico fatto in casa), il gheychak (strumento ad arco persiano), il ribab (strumento ad arco marocchino), la ghironda (strumento a corde medievale ungherese), liuto, ikitelia, brač, lira e strumenti costruiti da noi”.

Una carriera in ascesa e molto chiacchierata divisa tra continui tour e lavori in studio, come la recente colonna sonora del film/documentario Land of Sar di Petra Seliškar che “parla della famiglia di pastori delle alte montagne macedoni e del dilemma dei giovani se continuare la tradizione familiare della pastorizia o andare in città e provare la vita comune, definita normale. Sarà un film molto bello, con riprese straordinarie e attori naturali, che in realtà non recitano ma sono semplicemente se stessi”.