“Geni si nasce o si diventa?” ha domandato per lunghi mesi Vaclav Pisvejc, appostato nelle vie laterali di Palazzo Strozzi, a chi lo incontrava nei dintorni dell’istituto museale. Lui l’autore dell’intervento che, lo scorso 24 settembre, lo ha visto esibire il proprio corpo nudo arrampicato all’Ercole e Caco in piazza della Signoria, vestito solo di una scritta nera: “censored. “Sono stato censurato dalle autorità. Mi hanno definito un imbrattatore seriale: non mi piace questa definizione, io sono un pittore” ci racconta personalmente al telefono Pisvejc, al quale è stato notificato il daspo urbano. Lungi dal volerne redimere le azioni, abbiamo indagato sul suo personaggio con chi lo ha incontrato personalmente negli ultimi anni.

Nel novembre 2022, Giorgio Iudici, Niccolò Morelli, Massimiliano Vescovi e altri quattro operatori dell’ambiente cinematografico decidono di girare un documentario su Vaclav Pisvejc per mostrare ragioni e debolezze delle sue tanto contestate azioni, integrando alla narrazione mediatica alcune riflessioni più ampie attorno al ruolo dell’artista e al mercato dell’arte.

Accanto alle sue azioni nello spazio pubblico – l’installazione dei dollari finti sulle mura di Sant’Orsola (2013), l’intervento in cui dipinse con i colori della bandiera ucraina il leone rampante dell’artista Francesco Vezzoli (2022), le numerose performance in nudo dentro Palazzo Strozzi (2019), davanti al Museo di Casa Martelli (2014) e in piazza Duomo (2015), la rottura del quadro sulla testa di Marina Abramovic (2018), l’incendio al drappo nero che copriva il David (2022) e tante altre – Pisvejc dipinge, ritraendo corpi antropomorfi, astratti, destrutturati.

Conosce bene i suoi ritratti Francesco Giannattasio, proprietario di Galleria Immaginaria, che gli dedicò una retrospettiva nel 2016. Il lungo e approfondito catalogo, consultabile presso la galleria di via Guelfa, è sicuramente il documento più esaustivo sulla sua biografia e produzione artistica: il Maestro Internazionale d’Arte Mario Salvo descrive il suo «dinamismo propulsivo», la sua «ricerca dell’artigianalità» e lo definisce un artista «eccentrico e di spessore», forte del fatto che Pisvejc ha esposto e venduto molto negli Stati Uniti dove è particolarmente apprezzato. Schivando la diatriba tra chi lo reputa un “vandalo” e un “artista”, Giorgio Iudichi e Niccolò Morelli ci spiegano come quello di Vaclav Pisvejc rappresenti un “grido disperato del capitalismo nel sistema dell’arte”, una critica ai suoi gatekeepers, un modo per fare luce sulla fragile condizione di chi “non esiste, se non viene riconosciuto”, afferma lo stesso Pisvejc nel catalogo di Galleria Immaginaria.

Una denuncia evidenziata anche da Marco Meneguzzo in Manuale di guerriglia artistica. Ovvero come restare vivi nel mondo dell’arte (Skira, 2022), dove l’autore invita la figura dell’artista a ribellarsi agli imperativi del mercato per riaffermare la propria indipendenza attraverso azioni tattiche, di contrapposizione. Con il suo plateale e provocatorio esibizionismo, Pisvejc intende affermare la sua esistenza e lasciare traccia di sé, proprio come hanno fatto i grandi protagonisti della storia dell’arte che egli ritrae, ormai da anni, in modo quasi ossessivo. Forse nel tentativo di «esprimere i suoi viscerali sentimenti nei loro confronti, […] facendoli tutti parte della nostra realtà, […] per sentirsi anche lui parte di quel mondo» scrive la storica dell’arte Paola Facchina, menzionando quel sistema dal quale, a torto o ragione, viene escluso.

Contrariamente ai suoi interventi pubblici, i testi curatoriali lo descrivono come una persona schiva e riservata; un aspetto caratteriale confermato anche da Iudici e Morelli che raccontano come la sua difficoltà nel comunicare di fronte alla camera abbia, talvolta, compromesso e rallentato le riprese del documentario. Nonostante ciò, il gruppo dei sette operatori ha concluso il girato ed è in cerca di collaborazioni per affiancare Teresa Nerozzi nel montaggio e concludere una produzione che si è rivelata più complessa del previsto. Forse perché approfondire la storia di un personaggio così controverso ha portato loro stessi a interrogarsi non soltanto sul quesito posto da Pisvejc – “geni si nasce o si diventa?” – ma anche, e soprattutto, sulla condizione subalterna di un artista in cerca di consenso. Chi, oggi, ha il potere di riconoscere genialità e valore artistico a coloro che vorrebbero accedere all’esclusivo mondo dell’arte contemporanea?

 

Per collaborare al documentario scrivere all’indirizzo [email protected]

foto: Massimiliano Vescovi