Mostra – Museo Bellini

16 maggio – 04 giugno

di Sedicente MORADI
a cura di Yan Blusseau

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.

La curiosità dell’uomo sembra sopita, il piacere per un divertimento genuino e istruttivo fagocitato dalla ridondanza di immagini e informazioni dell’era contemporanea.

Mordi e fuggi, perdi interesse in centoquaranta caratteri, sfoggia, ignora, vai su Wikipedia, traduci con Google, afferra il senso generale delle cose, ma non la sostanza.

Di tempo per riflettere non ce n’è, la contemplazione richiede esercizio, l’indagine sforzo, il mettersi in gioco una discreta dose di umiltà, le emozioni scombussolano, meglio filtrarle attraverso uno screenshot.

Eppure il tempo passa e le immagini impresse sullo schermo invecchiano. Niente è più potente del tempo, niente accomuna tutti gli uomini di questa terra come il tempo. Ho sentito parlare di monaci che meditano davanti ai cadaveri per assimilare meglio il concetto di impermanenza.

Non arriveremo a tanto, ma se siete allergici alla meraviglia, se siete abituati a opere contemporanee talmente astratte da non comunicarvi nulla, questa mostra non fa per voi. Questa mostra è un viaggio nel tempo e nello spazio dove le opere parlano il linguaggio delle vostre viscere e le vostre viscere, ve lo assicuro, risponderanno. Consigliato spegnere i telefoni, non distrarsi, non fotografare nulla se non con gli occhi e con la mente.

Sapete che cos’erano le wunderkammern? Letteralmente stanze delle meraviglie, gabinetti delle curiosità, di fatto un lezioso e intrigante abbinamento di opere naturali e artificiali molto in voga tra il XVI e il XVIII secolo, una raccolta certosina di equilibri estetici volti alla creazione sperimentale e didattica di microcosmi: l’uomo si confronta con Dio e fa spalancare gli occhi ai suoi simili.

Il Sedicente Moradi crea un mondo ligneo fantastico e porta la sua personale dentro al Museo Bellini, mutuando il concetto delle wunderkammern e trasformandole, con un gioco di parole efficacissimo, in Woodenkammer. L’esplicito richiamo al legno è dovuto alla coerenza stilistica, all’uso esclusivo di questo materiale, recuperato per l’occasione dai magazzini del Museo Bellini: legno secolare, mobili antichi usurati, smontati e imbarcati dal tempo, ormai inutilizzabili e privati del loro valore originario, riprendono vita assemblati nelle creazioni di Moradi.

L’allestimento prevede vari capitoli, il percorso si snoda nei numerosi ambienti e il visitatore può apprezzare le diverse declinazioni del linguaggio dell’artista, le sue derive e le sue ispirazioni. Sulla facciata del museo è già comparso un pannello che reca il testo impresso con vernice spray e stencil “Ogni forma è nella natura”, paradigmatico manifesto del processo creativo con cui l’artista vede l’immagine finale della sua opera, già nascosta dietro le forme e le venature del materiale grezzo. Così, osservando, scegliendo, giustapponendo e incastrando, libera le sue creature e le sue visioni, dando vita ad animali, studi anatomici e oggetti.

Nelle opere di Moradi tutto si mischia: la storia, la natura, l’uomo, il pensiero. Un coccodrillo, gigante e mostruoso, appeso al soffitto, graverà sulle vostre teste come un trofeo riportato dai crociati ed esposto come monito ai fedeli sull’esistenza di Satana. Chi o cosa è Satana per voi? Un atto qualunque che porta alla mistificazione dell’ego, all’esaltazione della forma a discapito del contenuto, alla menzogna e all’incoerenza con se stessi. Così le armi da fuoco hanno la canna piegata e rivolta verso un ipotetico cecchino che si sparerà un selfie suicida. Riproduzioni di cuori e ossa umane simboleggiano l’appartenenza dell’uomo al ceppo da cui provengono tutti gli esseri viventi contestualmente al tentativo di negare o nascondere la propria natura bestiale. Questa serie, dal titolo Parad’ossi, ben dialoga con una tela fiamminga messa a disposizione dalla collezione del Museo Bellini che ritrae un iconico San Girolamo con teschio, così come l’arazzo Feuille de Choux, sempre di provenienza fiamminga, con scene campestri di verdure, boscaglie, figure e animali, ricorda molto Urban Jungle del Sedicente Moradi.

Il Tavolo del Prosecco