di Daniel C. Meyer
Era il 1998 quando la band La macchina Ossuta, di base a Firenze, si presentò al pubblico con la sua prima line-up, frutto dell’incontro artistico tra il cantante Alessio Ultimarata ed il chitarrista Francesco Bottai.
La storia del gruppo
Nel 1999 il gruppo si è poi ampliato con il batterista Cristiano Bottai, Andrea Di Lillo, con Emanuele Fontana al pianoforte e Carlo Sciannameo al basso.
La nuova formazione produce un E.P. dal titolo Caduto Dal Carro, col quale vince nel 2000 il Premio Ciampi. È il loro anno: esce anche il primo full length MO, distribuito in Italia da Il Manifesto. Ad ottobre 2001 La Macchina Ossuta cambia formazione e diventa un quartetto stabile; con il nuovo batterista Pino Gulli (Anhima, C.S.I.), prepara un set live semiacustico che comprende brani estratti dai tre lavori precedenti e molti brani originali inediti che faranno parte del disco elettroacustico Nessuno Uccide LMO (2001). Bottai e Colosi tornano a scrivere insieme nel febbraio 2006 e in due mesi finiscono la preproduzione di un album il cui titolo è FerroTorto, seguito, nel 2009, da Prequel, primo cd in lingua inglese sotto il nome di MOMachine. Poi, il silenzio.
Il ritorno de La Macchina Ossuta
E adesso, il ritorno. La band ha avuto tante reincarnazioni, e si è presa momenti di pausa, ma non si è mai sciolta e non ha mai perso la sua anima rock, e quest’anno è tornata con un album nuovo di zecca, Ricochet, uscito per Suburban Sky Records: dieci tracce folli, surreali, irriverenti e poetiche, a tratti anche romantiche e malinconiche, difficili da incasellare, che esplorano un vasto universo stilistico in cui riecheggiano influenze di Steely Dan, Prince, David Bowie, Iggy Pop, e molti altri; ascoltandole, ognuno può trovare il suo riferimento personale ai padri nobili del rock, e al tempo stesso percepire l’unicità di un gruppo che, in Italia, ha davvero pochi simili.
«Sono passati ben dodici anni dal nostro ultimo lavoro – spiega Alessio Ultimarata, voce e frontman della band -. Ma non c’è un vero motivo per cui abbiamo lasciato scorrere così tanto tempo. Come diceva Lennon, “una canzone a metà non si può buttare via. Prima o poi gli trovi una forma, trovi un momento per migliorarla, una pausa in mezzo alla vita frenetica per finalizzarla”».
Ricochet
Un disco fresco, vibrante, che -nonostante l’esperienza dei musicisti – non suona retrò, ma è fresco e contemporaneo. «Non bisogna mai tornare indietro, nemmeno per prendere la rincorsa», spiega Ultimarata, raccontando lo spirito con cui è stato inciso Ricochet.
Dall’esilarante L’uomo giusto (cronaca di folli festini nel Sussex), passando per i delicati intrecci di Lieto fine di legno, l’elettrizzante Fede, la struggente Chelsea Hotel, la funkeggiante L’ultima bomba, e altre ancora, le canzoni si susseguono veloci, fino ad arrivare all’apice finale di Avamposto balneare: dieci minuti di pura poesia, una traccia che ha avuto una gestazione lunga quindici anni per poi trovare la chiusura del cerchio una notte d’inverno del 2020, in pieno lockdown («L’ho registrata tutta d’un fiato di notte, con i demoni intorno e sotto l’effetto dell’isolamento forzato» racconta Ultimarata).
Per la cronaca, L’Uomo giusto, Terra Arida e Lieto fine di legno, i tre brani che aprono in sequenza il disco, appartengono ad una sessione compositiva prodotta da Jack Panerai, mentre gli altri sette brani sono autoprodotti dalla band.
Il tour de La Macchina ossuta
Un disco che adesso vedrà la luce dei riflettori con l’avvio di un tour, in partenza a settembre, con una line-up che vede Cristiano Bottai alla batteria, Francesco Bottai alla chitarra, Luca Cantasano al basso, Leonardo Volo al pianoforte e Alessio Ultimarata alla voce.
Le prime tappe confermate sono al teatro di Vaglia e al Dietro le Quinte alle Sieci, poi seguiranno altre date sui palchi più prestigiosi e nei locali più malfamati d’Italia, nel vero spirito del rock’n roll. Perché la Macchina Ossuta è una band composta sì da ottimi musicisti, ma soprattutto da grandi performer live, che amano suonare e sperimentare dal vivo, che si divertono e fanno divertire il pubblico: a cominciare da Alessio Ultimarata, vero animale da palco che dà tutto se stesso – e qualcosa di più – nei suoi frenetici live, che trasformano in un club underground berlinese di fine anni Settanta anche il più scalcagnato bar di periferia, e in concerto sotto le stelle all‘isola di Wight anche l’ultimo pratone di campagna.
La Macchina Ossuta ha riacceso i motori… il viaggio inizia.
La Macchina Ossuta
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