di Elisa Lupi 

Il 2 giugno scorso è uscito Liquid Tension, primo album del trio nu jazz fiorentino Electric Souls, uscito per SHED626 con distribuzione Audioglobe. L’album è un viaggio lisergico nella periferia fiorentina fra jazz, drum’n’bass e broken beat.

Ho avuto modo di scambiare due chiacchiere con Alberto, Dario e Tiziano – gli elettrici – che attraverso le loro parole mi hanno fatta immergere in questo viaggio musicale di Liquid Tension.

Buona lettura!

 

Come mai avete scelto di tradurre in musica dei luoghi che potremmo definire a margine” della città di Firenze?

In queste zone di margine si è plasmata la nostra musica e qui ogni giorno creiamo nuove tessiture musicali. Luoghi che viviamo e respiriamo quotidianamente, dove molti generi come la drum’n’bass, house, jungle sono di casa e fanno parte del nostro background. La durezza urbana e spesso quella sensazione di abbandono della periferia ti spinge a creare qualcosa di nuovo per raccontarne la complessità sociale e umana che la caratterizzano, rendendola un po’ più piacevole.

foto: Dalia Mauri

Qual è l’elemento di tensione all’interno del nuovo album?

Sicuramente questo tipo di musica vuole uscire dalla superficie e bucarla ripetutamente. Il jazz viene slegato da qualsiasi regola per raggiungere estensioni sempre più lontane dalle strutture applicate al jazz moderno e contemporaneo. Cambi di ritmo, momenti broken beat alternati a riprese energiche, ma anche da suoni atmosferici, sono gli elementi che utilizziamo per darci la spinta e superare ogni volta i nostri limiti e le nostre concezioni. L’idea di creare questo tipo di tensione sonora è utile per non rendere tutto scontato sia per noi ma anche per chi ci ascolta. Tutto oggi è molto fluido e cambia repentinamente nella nostra società; dunque, vogliamo che questa musica possa in qualche modo anche rappresentare la tensione che caratterizza la nostra generazione e la realtà di cui facciamo parte. Curiosità: la tensione liquida si è materializzata proprio in studio. A seguito delle piogge battenti di fine novembre, il soffitto dello studio ha cominciato a gocciolare, diventando qualche giorno dopo la conclusione delle registrazioni, completamente inagibile. Mentre registravamo, alcuni secchi raccoglievano le gocce di acqua che cadevano dall’alto. Siamo riusciti a completare l’album in tempo, sconfiggendo sia l’acqua, sia il jazz.

 

Cosa ne pensate della scena underground fiorentina?

Molto è ancora da costruire, ma insieme ad altri artisti della periferia, ma anche della provincia nord di Firenze è cominciata da quasi 2 anni una collaborazione sempre più solida e proficua. Questa scena è ormai realtà e sta accogliendo anche alcuni gruppi o artisti provenienti da tutta Toscana. Tutto si muove silenziosamente e colpirà la città inesorabilmente.

 

Cosa significa per voi fare musica e in particolare cosa rappresenta il jazz?

Per noi fare musica vuol dire essere liberi di creare qualcosa di nuovo e personale partendo da quello con cui siamo cresciuti e che però ci influenza sul momento. Non c’è limite di genere e per noi jazz vuol dire proprio questo, esprimersi con un linguaggio sempre diverso, disobbedendo alle regole pre-esistenti. A nostro parere, il nuovo movimento jazz londinese degli ultimi anni ha dato a tutti nuovamente il coraggio di maltrattare ancora di più il jazz, facendolo evolvere ad una musica più ricca e piena di nuovi spunti in chiave contemporanea ed in linea con quelli che molti giovani ascoltano oggi. Noi ci siamo sempre ritrovati in questa concezione ed è stato come ritrovare conferma che non eravamo i soli ad utilizzare il jazz per arrivare a qualcosa sempre di nuovo e mai scontato. L’evoluzione continua del jazz porta freschezza e questo ci permette di connetterci con quelli della nostra generazione, dimostrando che il jazz è giovane e può essere ascoltato da tutti senza pregiudizi.

foto: Dalia Mauri

Avete date in programma per questa estate a Firenze?

Ci esibiremo in 3 date molto ravvicinate prima di guardare oltre la nostra realtà locale.

Saremo il 20 Luglio al Lumen, il 27 Luglio all’Off Bar e il 28 Luglio sul sagrato della Chiesa di Piazza del Carmine. Una settimana speciale per far ascoltare il nostro album in più luoghi della città.

 

Qual è il processo creativo dietro ad un lavoro come Liquid Tension?

L’album è stato volutamente costruito partendo dalla pura improvvisazione live. Cogliere dentro questo grumo sonoro alcune forme per darci dei riferimenti tramite il quale perderci e far perdere a sua volta l’ascoltatore, mantenendo la spontaneità di un live. Lo spirito guida è stato quello di rappresentare la realtà musicale e territoriale in cui siamo immersi, con l’intenzione di dargli un colore e un sound specifico affinché possa essere riconoscibile da fuori. Abbiamo lavorato molto per scorporare le parti salienti e più incisive, collegando i pezzi l’uno all’altro per creare un continuum e la registrazione in presa diretta è l’unica modalità che ci ha permesso di realizzare tutto ciò. Volevamo un album che non seguisse schemi prefissati, che seguisse la nostra identità musicale e fosse anche più ruvido in termini di registrazione e che si differenziasse dall’ammasso di musica pettinata, patinata e tendente alla noiosa perfezione che caratterizza infinite playlist su Spotify.

 

3 artisti, uno ciascuno, a cui vi ispirate quando fate musica?

Yussef Dayes (Dario), Thundercat (Alberto), Ari Hoenig (Tiziano).

 

 

Ringrazio Dario, Alberto e Tiziano per l’intervista e vi invito ad ascoltare l’album, lo trovate qui e a guardare il videoclip di One, Due, Tre registrato da Dalia Mauri per le strade di Firenze!

I prossimi eventi degli Electric Souls a Firenze saranno:

20 Luglio – LUMEN

27 Luglio – OFF Bar

28 Luglio – Sagrato Chiesa Piazza del Carmine

 

 

foto: Dalia Mauri