di Eleonora Chiarugi

Una chiacchierata con Francesco D’Elia (ex Sex Pizzul) durata 40 minuti, e credeteci non sono bastati.

Un Francesco più intimo, con il suo lavoro Scary Movies, uscito in due volumi (noi attendiamo anche il terzo). Registrato, mixato, masterizzato e autoprodotto interamente da Kropotkin, pseudonimo dello stesso. Un progetto musicale dedicato al cinema horror, o meglio, “al cinema che può ingenerare nello spettatore paura, tensione ed inquietudine, tutto ciò che possa definirsi spaventoso.”

È un progetto interessante e arduo Scary Movies. Ma… chi te lo ha fatto fare?

La pandemia forse, ma non solo. In realtà i film che mi spaventano mi hanno sempre smosso qualcosa e sono sempre stato appassionato di cinema e di colonne sonore. Quindi mi sono chiesto: perché non provare a rifare delle tracce a modo mio? Certo quelle che accompagnano i film dell’orrore sono di autori classici o di culto. Ma volevo comunque seguire un’esigenza e rivivere i film come lo sentivo io. In questo tipo di cinema la musica è una colonna portante, come se fosse un personaggio. Tutto è iniziato quando mi sono messo a tarda notte a vedere “Il signore del male”. Mi sono sentito smuovere delle corde emotive, trascendendo a volte anche dalle immagini. Così ho iniziato a comporre con i mezzi che avevo a disposizione in quel momento, per una visione totalmente intima e personale, ex novo. Scary Movies è un’operazione in cui si suggerisce all’ascoltatore una fruizione completamente diversa da quella live. Va ascoltato alle tre di notte chiuso in camera.

Il secondo volume ha 5 tracce e hanno una ricerca di suoni che smuovono, si infilano dentro le immagini, come può essere la postazione di lavoro ideale per questo lavoro?

La mia stanza. Non solo per via della pandemia, ma perché i film dell’orrore sono più avvincenti se li vedi al cinema o nella tua intimità più completa nei luoghi che ti appartengono. Ti devono scavare dentro.

Quale è il tuo film horror preferito?

Sicuramente, data anche la durata del pezzo dedicato, Shining di Stanley Kubrick, il film che
per eccellenza contraddice gli schemi del film horror. Non ci sono scene al buio, le scene più
spaventose sono a luce bianca piena, non si attacca al jumpscare dello spettatore.”

A chi è rivolto un lavoro di questo tipo?

A chi ama il cinema dell’orrore ma non solo. Si chiama Scary Movies proprio perché non mi volevo attenere alla tematica dell’orrore vera e propria, ma a quello che ti suscita. Nel primo volume per esempio un pezzo è dedicato a “The social network” di Fincher, che non è un film di paura vero e proprio, ma ti mostra una società orrenda, crudele, cattiva e misogina, che ti fa venire lo schifo. Un altro è dedicato a Tenet, un film che mi ha inquietato molto, sia per il momento in cui l’ho visto perché eravamo in tre al cinema per via della pandemia, ma anche perché Nolan, nonostante i suoi i film vengano inseriti nel mainstream, crea delle dimensioni inquietanti e contorte, che scuote.

Così anche nel secondo volume sono affrontati film classici che non sono horror dal punto di vista tecnico, ma che narrano la follia dei personaggi, come per esempio “Vertigo, (La donna che visse due volte)”.

Direi quindi che il primo volume è basato sull’inquietudine, mentre il secondo sulla follia.

foto: Irene Bavecchi

Un pezzo è ispirato a “L’uccello dalle piume di cristallo”di Dario Argento: qual è il tuo film preferito del regista?

Il mio film preferito di Dario Argento è ovviamente “Profondo Rosso”, ho pensato a rileggerlo ma era già stato riadattato così egregiamente dai Calibro 35, che ho avuto un sussulto di discrezione. È un film inarrivabile per la tensione, gli scenari, le musiche dei Goblin. Tutte le volte che lo vedo mi tiene attaccato allo schermo.

Dopo aver visto un film horror, anche tu guardi sotto il letto per una settimana anche tu, oppure finisce lì?

Babadook, la notte ho sognato lo spirito del film e ho sentito il letto che tremava.

Nell’album ci sono ispirazioni tratte da Morricone. Ma non si può fare a meno anche di citare Badalamenti ascoltandolo. Chi preferisci tra questi due maestri?

Badalamenti crea atmosfere che lavorano più sul subconscio con l’utilizzo di synth dilatati che conferiscono ai film un andamento onirico e sospeso. Morricone invece è il completamento ottimale perché è immediato, ha una freschezza melodica. Insieme danno vita ad un perfetto matrimonio.

Nel mondo della musica si rischia di bruciare un pezzo in 15 secondi, spacca o non spacca. In realtà ci sono delle sfumature da cogliere, piuttosto che l’immediatezza. C’è un’offerta bulimica. Si fa fatica a starci dietro. Godiamoci di più le opere d’arte e la musica per quello che ci comunicano. Trasmettiamolo ai nostri amici, ai nostri ascoltatori, chiediamo loro cosa ne pensano. La discussione è l’obiettivo.

 

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