di Salvatore Cherchi

La parola esordiente in letteratura è ambigua, perché spesso sinonimo di “giovane scrittore”, due sostantivi che, affiancati, echeggiano di scommessa, salto nel vuoto, indecifrabilità. Una meteora che attraversa il cielo e chissà se continuerà a brillare o si consumerà all’orizzonte. Di solito il giovane scrittore è roba per riviste o micro-editori. Ed è raro trovare il suo nome tra i vincitori di un premio letterario di rilievo nazionale. O almeno lo era fino al 1992, anno in cui viene assegnato il primo premio Fiesole, dedicato alla narrativa under 40. Il Fiesole nasce ufficialmente nel 1990, su iniziativa dello scrittore Giorgio Saviane, fiorentino d’adozione ma veneto d’origine, e un gruppo di intellettuali, tra cui Paolo Beccatini e l’editore Franco Cesati, amico intimo di Saviane, che era solito frequentare la sua casa nei pressi di Ponte Vecchio, per una cena seguita da una partita a biliardo. Saviane, prima di diventare uno scrittore riconosciuto (vincerà il Campiello nel ’63 e il Bancarella nel ’77), trovò diverse resistenze in campo editoriale, che lo porteranno a esordire a 41 anni. Non possiamo affermare che sia stata questa esperienza a ispirargli l’idea del Premio, ma se ci fosse permesso romanzarla, ci piace pensare che sia andata così.

Premio Fiesole 2003, la vincitrice Caterina Bonvicini, insieme a Domenico Procacci, vincitore premio speciale, e Sandro Veronesi, ospite.

Come afferma l’attuale presidente della Giuria del Premio infatti, Franco Cesati, l’istituzione di un riconoscimento dedicato ai giovani scrittori fu un gesto in controtendenza, quasi rivoluzionario, perché all’alba dei Novanta i giovani scrittori non riempivano gli scaffali delle librerie, né gli albi d’oro dei premi letterari. Fino al 1992 per esempio, l’età media di un vincitore dello Strega o del Campiello era di 54 anni. Il premio Fiesole si pose dunque come precursore dell’attenzione e del riconoscimento verso le voci dei giovani scrittori, capaci di raccontare il mondo al pari di quelle mature e affermate. Sarà un caso, ma pochi anni dopo la sua istituzione, nascerà il fenomeno letterario dei Cannibali, che fino ai primi del 2000 sarà uno dei centri gravitazionali della letteratura italiana. Ma perché proprio Fiesole? Perché Saviane, quando venne in Toscana, andò a vivere a Fiesole. Perché uno dei fondatori, Paolo Beccatini, è fiesolano. Ma soprattutto perché l’amministrazione comunale, sin dall’istituzione del Premio, si è dimostrata disponibile. Oggi, come conferma la coordinatrice Silvia Borsotti, il Premio è gestito e finanziato del tutto dal Comune di Fiesole.

Sabato 5 novembre dunque, alle 17:30, presso la Sala del Basolato, si sceglie l’opera vincitrice tra quelle di Mattia Corrente con “La fuga di Anna” (Sellerio), Irene Graziosi con “Il profilo dell’altra” (Edizioni e/o) e Bernardo Zannoni con “I miei stupidi intenti” (Sellerio). Come ogni anno, oltre al premio per l’opera letteraria, verrà assegnato un riconoscimento speciale che la giuria assegna a personalità o attività che si sono particolarmente distinte nella promozione culturale, questo però, senza limiti di età.