di Tommaso Chimenti
Anche questa annata teatrale volge al termine. Ci ricorderemo delle necessarie code per esibire il green pass, del respiro rantoloso sotto le mascherine, degli occhiali appannati. In compenso molti, molti meno colpi di tosse. Volgono al termine le stagioni al chiuso e finalmente si aprono le porte all’estate con gli spettacoli nelle piazze e nelle strade, nelle arene, nei parchi con il cuore e le orecchie sempre volti verso l’Ucraina, applaudire senza dimenticare gli orrori che avvengono accanto a casa nostra. Intanto la notizia della fusione tra Fondazione Teatro della Pergola e il Teatro di Rifredi, che già sapevamo da molto tempo, ma che comunque ci ha lasciato interdetti visti i percorsi diametralmente opposti intrapresi in questi anni dalle due strutture produttive fiorentine. Ci auguriamo che Rifredi non finisca nell’oblio come il Teatro Studio di Scandicci, sarebbe una sconfitta per tutti e un impoverimento dell’offerta teatrale per gli spettatori.
Se la stessa Pergola a maggio avrà chiuso la sua programmazione, dopo lo sconcertante “Azul” di Stefano Accorsi e dopo le belle proposte internazionali, invece il Teatro Puccini è ancora molto attivo ed ha in serbo ancora molte frecce. Piccole scoperte, giovani talenti tutti da scoprire: da “Rammaricandoci per la bellezza della sposa” con Niccolò Re (il 4) a “Bubbles Revolution” (7 e 8) con la magia delle bolle di sapone, da “Quanti giga pesa Dio?” di Rick DuFer (il 14) a “Grammamanti” di Vera Gheno (il 20). Questo dovrebbe fare un teatro, mettersi il lume di Diogene sulla testa e andare a cercare talenti, metterli alla prova, sperimentare linguaggi, dare la possibilità di un palco, dare l’opportunità di sbagliare.
Anche il Teatro di Rifredi mette in piedi un bel progetto tra scritture di scena, messinscena, letture sceniche e traduzioni con “Drammaturgia – Drammaturgie” (il 2), un importante laboratorio con l’autore cubano Abel Melo. Nelle ultime stagioni Rifredi, grazie alle traduzioni di Angelo Savelli, si è avvicinata a grandi nomi del teatro contemporaneo portandoli per primi in Italia, da Sergio Blanco a Remi De Vos, fino a Josep Maria Mirò.
Al Teatro Verdi invece ancora luccichini e paillettes con la classe di Drusilla Foer e il suo “Eleganzissima” (il 14), ormai campione di sold out, e “Samusà” con Virginia Raffaele (dal 20 al 22): splendide interpreti, favolose protagoniste.