di Asia Neri

Venerdì 20 maggio alle 18:30 inaugura una mostra curiosa e non convenzionale! “Io sono Eman Rus” è il titolo della nuova esposizione temporanea curata da Marcella Piccinni di Timeout Vibes e ospitata presso l’Art space del The Student Hotel di Firenze.

Il palcoscenico digitale di Eman Rus

Ma chi è Eman Rus? Nessuno lo sa, a dire la verità. Per i suoi 142mila followers, Eman Rus è un profilo IG, uno pseudonimo, un’identità senza volto. Dietro il passamontagna che questo personaggio è solito utilizzare per mascherarsi, si cela lo storytelling innovativo di un artista, un commentatore satirico, un grafico particolarmente creativo. Nel giro di un anno, i suoi fotomontaggi sono diventati virali: la nuova produzione Netflix intitolata ‘La mano di Will Smith’, Putin e la regina Elisabetta compagni di equitazione, Papa Francesco agli Eurovision e così via. Le sue opere sono il manifesto di una realtà alterata che lascia grande margine alla reinterpretazione personale. Ed è proprio questo il suo intento, suggestionare e stimolare una fruizione attiva dei contenuti mediatici, liberare l’utente dall’assuefazione al tipico scrolling dei social network, favorire insomma una postura più cosciente. I fotomontaggi di Eman Rus – talvolta iperrealisti, talvolta esasperati nella finzione – stupiscono, divertono e creano un precedente inedito sullo scenario artistico italiano.

It’s a match, Eman Rus

Il debutto dal vivo e l’intervista

La mostra ‘Io sono Eman Rus’ trasferisce dalla piattaforma virtuale allo spazio fisico del The Student Hotel una serie di opere inedite, restituendo concretezza alla giungla immateriale del web. I social, in fin dei conti, non sono altro che uno specchio distorto della nostra società, altrettanto contorta, complessa e bisognosa di nuovi linguaggi espressivi capaci di decodificarne le dinamiche in modo creativo. ‘La venere di Eman’, ‘NFT’, ‘Quarto stato 2022’, ‘Addicted’, ‘It’s a match’ sono solo alcuni dei lavori che convergono all’interno di un percorso narrativo bizzarro e provocatorio.

Abbiamo fatto un paio di domande a Eman Rus per sciogliere qualche dubbio e curiosità sul suo lavoro e sulla convivenza della sua doppia identità.

Come mai hai deciso di traferirti per questa occasione dai social al sociale? Cosa ti ha spinto a cimentarti in questa nuova esperienza? Come manterrai la tua copertura?
Questo venerdì mi presenterò con il passamontagna, immagina il caldo che soffrirò! Forse dovrei trovare una versione estiva della mia solita maschera… Comunque, in questo momento sento davvero la necessità di uscire da casa! Okay il covid e la quarantena, ma ormai sono due anni che lavoro da casa. Ho avvertito il bisogno di uscire dalla confort zone del mio bunker e di vedere dal vivo la reazione delle persone rispetto al mio lavoro. Avere incontrato Marcella e ricevere la sua proposta mi ha aiutato a fare questo passo. Mi piace l’idea di cimentarmi in una cosa nuova, di sentire finalmente l’affetto di chi mi segue in modo diretto, senza filtri o barriere.

In merito ai feedback che ricevi dalla comunità dei social, ti sono mai arrivate critiche o richieste di rimozione dei tuo fotomontaggi? Cosa rispondi di solito?
Solitamente sono molto attento a tutti i messaggi che mi arrivano, la maggior parte sono positivi ma qualche volta mi sono state fatte presenti delle osservazioni negative. Non dirò il nome, ma un noto rapper della scena italiana mi ha chiesto di rimuovere un contenuto qualche tempo fa. Io ho deciso di cancellarlo perché si era creato uno scambio amichevole, seppur virtuale, oramai eravamo entrati in confidenza e mi dispiaceva compromettere questo rapporto. A volte invece mi sono arrivate delle richieste di fotomontaggi per privati, una sorta di committenza che in molti casi viene retribuita.

Quali libertà ti dà lo pseudonimo e quali invece ti toglie?
Uno dei grandi vantaggi è quello di poter ricevere delle critiche e delle osservazioni sincere, a volte ho sentito parlare le persone di Eman Rus senza che sapessero di avere Eman Rus proprio lì di fronte a loro. Sentire gli apprezzamenti e sapere che sono rivolti al mio lavoro, alle mie idee e a quello che faccio penso abbia più valore, rispetto a una valutazione influenzata dall’immagine fisica ed estetica della mia persona.

Addicted, Eman Rus

Non pensi che lo pseudonimo ti permetta anche di esprimerti più liberamente, senza il timore che la tua vita privata e lavorativa venga compromessa?
Si, effettivamente essere Eman Rus mi tutela anche da chi vorrebbe spaccarmi la faccia. (ridacchia, ndr). Però, per ritornare ai lati negativi, trovo molto difficile gestire questo doppio personaggio. Non è per niente semplice, specialmente perché non c’era niente di pianificato in tutto questo. Ho scelto l’anonimato un po’ per caso, poi alle persone è iniziato a piacere molto quello che faccio e anche a me ovviamente. Adesso è stressante gestire questo alter ego e non mi interessa molto farlo. Mi piace fare fotomontaggi, questo è tutto. È un peccato non poter condividere con le persone in modo diretto il mio lavoro ma questa mostra potrebbe essere la prima occasione per farlo.

Ti va allora di lasciare un messaggio a chi ti segue e a chi non ti conosce ancora?
Dopo tre anni è arrivato il momento di incontrare e toccare le persone che mi seguono, finalmente ci conosciamo! Passate al The Student per condividere un momento insieme, bere un aperitivo e farci due risate.

IG Eman Rus
https://www.instagram.com/eman_russ/

Informazioni sulla mostra
https://facebook.com/events/s/sono-io-eman-rus/ 483158946827946/