di Michele Baldini e Virginia Landi

Pace in Ucraina

Al di là dei confini e delle rivendicazioni, sia territoriali che – nel nostro caso – linguistiche, diamo per questo mese un taglio più impegnato alla rubrica, sperando che al momento in cui il mensile sarà fuori, la guerra sarà rientrata e che i termini declinati siano invece duraturi.

Ucraina (pr. ind. /ukraˈina/ o /uˈkraina/) l. or. Україна: stato dell’Europa dell’Est, nato (parola non casuale) ufficialmente dalla dissoluzione dell’URSS nel 1991, attualmente in guerra con la Federazione Russa, la quale ne contesta la sovranità nelle province orientali di Donec’k e Luhansk (comunemente chiamate Donbass). Il toponimo Ucraina deriva dall’antico slavo orientale u okraina, formato da u (“vicino, presso”) e okraina (“periferia”). In lingua ucraina krajina significa semplicemente “paese, terra”. I colori nazionali sono l’azzurro del cielo e il giallo del grano, gli stessi, peraltro, della Svezia, che di fatto ne è un antenato, grazie alle tribù variaghe che qui si insediarono nel nono secolo fondando la Rus’ di Kiev (e che a sua volta sarebbe lo stato progenitore della Russia odierna). Insomma, un bel casino.

Pace /pà·ce/ s. f. [lat. pax pacis, dalla stessa radice *pak-, *pag- che si ritrova in pangere «fissare, pattuire, saldare» e pactum «patto»]. Con Pace viene indicata una condizione con assenza di conflitti, garantita dal rispetto dell’idea di interdipendenza nei rapporti internazionali, e caratterizzata, all’interno di uno stesso stato, dal normale e fruttuoso svolgimento della vita politica, economica, sociale e culturale. È anche simbolo di buon accordo, di quiete o agio, di assenza anche momentanea di dolore fisico o morale, di tranquillità o serenità spirituale o anche di calma diffusa. Localmente utilizzato come risoluzione a contrasti (es. “Se riusciamo a venirci incontro, bene, altrimenti pace”), il termine determina la situazione contraria allo stato di guerra, il più grande strumento di offesa alla libertà degli uomini.   

Gianni Rodari, Promemoria

Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola a mezzogiorno.

Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per non sentire.

Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio la guerra.