di Leonardo Cianfanelli
Seguiamo da un po’ la giovane Marta del Grandi e dopo averla sfiorata in occasione dei festeggiamenti del centesimo numero a novembre e averla recensita sul numero di dicembre, grazie al Musicus Concentus finalmente avremo la possibilità di vederla live, venerdì 25 marzo in Sala Vanni, per presentare il suo debutto Until We Fossilize. Abbiamo intercettato Marta per farle qualche domanda poco prima della sua partenza per il festival SXSW di Austin, Texas.
Il tuo album è uscito sulla inglese Fire Records, senza dubbio una delle etichette alternative in ascesa più interessanti in circolazione. Com’è nata questa collaborazione?
È nata in modo molto naturale, mandando i mix del disco ho ricevuto una risposta entusiasta e quasi immediata e la proposta di un contratto discografico. Per me, che avevo appena finito di mixare quella musica è stato sorprendente che succedesse così velocemente, non me l’aspettavo davvero.
Vivi attivamente una dicotomia tra la scena inglese e quella italiana. Quali differenze hai notato tra le due?
Penso che siano due contesti molto diversi. Per un’artista che scrive e canta in lingua inglese, la scena italiana è molto piccola ed è quindi naturale che mi rivolga sia alla scena inglese sia alla scena europea. Sicuramente la scena inglese è più sfaccettata e per ogni genere e sottogenere c’è una struttura consolidata, che si dirama tra scena live, radio, stampa, ecc. La scena italiana è sicuramente più giovane, se si parla di musica alternativa intendo. Trovo che sia molto difficile fare musica alternativa e in generale occuparsi di progetti culturali non mainstream in Italia, dove esiste pochissimo sostegno economico diretto agli artisti. Mi sembra che il lavoro svolto negli ultimi anni da Italia Music Export abbia portato un certo miglioramento in questo senso.
Grazie al film di Tornatore in questi giorni Morricone è sulla bocca di tutti. Riconoscendo nella tua musica un forte lato cinematografico, quanto devi al Maestro?
Penso che indirettamente sia stata influenzata dalle colonne sonore più famose di Ennio Morricone, che fin da bambina ho ascoltato e canticchiato. L’aspetto cinematografico della mia musica si è rivelato in modo inaspettato mentre producevo Until We Fossilize: avendo deciso di produrre il disco io stessa, mi sono ritrovata a scrivere degli arrangiamenti per viola, violoncello e sintetizzatori, un lavoro che non avevo mai fatto se non a scuola. Dalla scrittura, ai provini, alle registrazioni, non avevo una visione chiarissima di come avrebbe suonato… quando finalmente ho ascoltato i primi mix sono rimasta molto sorpresa io stessa!
Cosa succederà sul palco della Sala Vanni?
In Sala Vanni porteremo la musica di Until We Fossilize (e qualche anteprima) in trio, io alla voce e chitarra, Federica Furlani alla viola e all’elettronica e Gaya Misrachi alla voce e tastiere. Siamo molto contente di suonare per la prima volta a Firenze!
foto: Valentina Sommariva