Dopo aver ricevuto le chiavi della città direttamente dal sindaco, il 29 settembre, e inaugurata l’indomani (sarà visitabile fino al prossimo 20 febbraio), la mostra della pittrice inglese Jenny Saville, curata da Sergio Risaliti, vuol essere un dialogo con il Rinascimento Fiorentino.
Per questo non è soltanto il Museo in Piazza Santa Maria Novella a ospitarne i lavori, ma anche altri luoghi iconici del Centro Storico, quali il Museo di Palazzo Vecchio, il Museo dell’Opera del Duomo, il Museo degli Innocenti e il Museo Casa Buonarroti, più un’installazione all’interno della Chiesa di Santa Maria Novella (qui si compara nientemeno che con il Crocifisso di Giotto).
È un dialogo in effetti produttivo, soprattutto quello che si instaura all’interno dell’antica Cappella dello Spedale delle Leopoldine, una nuova sala aperta appositamente e visibile giorno e notte anche dall’esterno. Qui è posizionato sull’altare il monumentale ritratto Rosetta II.
Il resto della mostra ci dà un profondo spaccato della ritrattistica della Saville, che nelle sale del piano terra e del primo piano mette insieme, coerentemente, l’opera finita con lo studio su carta, oltre a una video intervista in cui emerge proprio l’interesse per il quadro e il figurativo, in controtendenza con molti altri artisti contemporanei.
Ne contraddistinguono l’opera l’attento studio del corpo umano, dello sguardo, dell’espressione e del gesto. Gli stessi sguardi, espressioni e gesti che spesso si sovrappongono sulla stessa tela, sprigionando umanità, mutevolezza, abbandono, insomma sentimenti.
E grazie all’uso pressoché costante del grande o grandissimo formato ci colpiscono gli occhi, tutti femminili o quasi, sempre vivi, e il colore, denso, acceso, eppure sobrio.